“…non ne posso più di dover passare interi pomeriggi a fare i compiti con mio figlio! Basta!” “Ormai è grande, dovrebbe essere autonomo; saprà bene come organizzarsi!”
Mai dette frasi del genere? Dai su, credo di si! E sono d’accordo con te, hai ragione: basta!
Sarebbe tutto perfetto se poi, il giorno dopo, non vedessi o sentissi frasi come: “Siamo stati proprio bravi, abbiamo finito tutti i compiti e studiato per la verifica di matematica di domani.” oppure “Ciao Carla, verrei volentieri per il caffè, ma devo finire le tavole di disegno, perché la professoressa di Giacomo ci ha riempiti di lavoro per il fine settimana.”
Capita anche a te questo delirio? Beh qui non sono d’accordo con te: è una situazione che hai scelto. E se il tuo pensiero è “però mio figlio è dislessico…” sappi che non sono d’accordo lo stesso.
Ora hai la possibilità di decidere se vuoi proseguire nella lettura, sapendo che potrai trovare delle cose che non ti piaceranno, oppure fermarti qui perché non è ancora il momento giusto per te.
Se vuoi che tuo figlio diventi completamente dipendente da te e disadattato, ti basterà seguire nel dettaglio queste indicazioni.
1. Prima di tutto inizia fin da quando è molto piccolo ad accontentarlo in tutto e per tutto. Dì si ad ogni sua richiesta e vedrai che al primo rifiuto, se ti andrà bene, si metterà ad urlare: è un ottimo segnale. A questo punto aggiungi regali continui per pagare il prezzo delle poche attenzioni che hai tempo di dare e il mix sarà perfetto!
Mi raccomando, rincara la dose, se, quando inizia la scuola, scopri che ha delle difficoltà di apprendimento! In questo caso, infatti, devi fare i conti anche con i tuoi sensi di colpa e sostituirti a lui in tutto e per tutto sarà un ottimo modo per tenerli a bada.
Quindi, mi raccomando, fai lo zaino al posto suo anche quando avrà 18 anni, fai i compiti che non riesce a finire così non prenderà note
(poi non imparerà nulla, ma questo è secondario), scappa di corsa dall’ufficio per portargli il quaderno che ha dimenticato a casa e organizza ogni momento della TUA giornata in funzione della scuola (sia mai che ti perdi qualche pezzo per strada).
2. Questo punto è uno dei miei preferiti, quindi, mi raccomando, seguilo nel dettaglio! Raccogli e riordina tu tutto ciò che lascia in giro e ricordagli costantemente i suoi impegni, così riuscirà a crescere pensando che le responsabilità siano solo degli altri, giustamente peraltro. In questo modo potrai poi lamentarti ogni giorno di quanto tuo figlio non sia autonomo, responsabile e indipendente.
Mentre metti a posto le sue cose ripetiti sempre, come un mantra, che è molto più utile se lo fai tu perché ci metti molto meno tempo (chi fa da sé fa per 3) e lo fai sicuramente meglio.
Non aver paura, il prezzo da pagare sarà solo il dover continuare in queste attività per sempre. Ma non può che essere un bene, un passo in più nella direzione che sogni, cioè quella che tuo figlio rimanga a casa con te ben oltre i 20 anni perché, poverino, avrà sempre bisogno di te.
3. Altro punto focale: Impegnati a litigare spesso davanti a lui, anche per cose futili, così almeno crescerà con l’idea che le relazioni serene siano cose da evitare come la peste. A questo punto stupisciti se tuo figlio ha poca voglia di relazionarsi con te.Impegnati a farlo sentire in colpa per come ti senti a causa sua e delle sue difficoltà a scuola.
Mi raccomando, qualsiasi cosa faccia, assicurati di farlo sentire giudicato, sicuramente non all’altezza delle tue aspettative e fondamentalmente la delusione di mamma e papà (e anche nonni e zii, non dimenticarti di loro).
Se sceglierai sapientemente il momento giusto per muovere la critica (appena rientra da scuola, quando ti ha appena raccontato di aver fatto qualcosa che non va o che ha sbagliato, se lo vedi in crisi, triste o ferito) creerai le basi per una perfetta relazione genitore/figlio.
4. Prometti cose che non manterrai mai. Sia che si tratti di ricompense occasionali, sia che si tratti di piccole gratificazioni o punizioni quotidiane, la procedura da seguire nel dettaglio deve essere questa: quando tuo figlio non fa quello che tu gli chiedi, minaccia immediatamente una conseguenza (ti tolgo il cellulare ad esempio). Probabilmente lui ti risponderà in modo provocatorio che non gliene frega niente o ti ignorerà. A questo punto è preferibile che tu perda le staffe o che alzi la voce (ancora meglio fare entrambe le cose) e che cominci a parlare a vanvera del rispetto, dell’educazione e della perdita di valori di “voi ragazzi”. Colpo di genio:
quando ti accorgi che non ti ascolta, esci dalla stanza sbattendo forte la porta e urla “questa casa non è un albergo!”
A proposito, guardati questo video a riguardo: https://www.youtube.com/watch?v=728DycmMl-8&index=14&list=PLsit34HIqMuh7gq8Pr1GuRLPUxwK0FkIO
Mantieni il muso per qualche ora, però al momento di ritirare davvero il cellulare come avevi promesso, torna in te! “Poverino, come farà a sentire i suoi amici se non ha il cellulare? Io non sono come i miei genitori, sono moderno e di larghe vedute, con le privazioni non si ottiene nulla!” Ma perché lui capisca davvero la lezione non dare spiegazioni su quello che è successo, ma guardalo con superiorità e digli “anche se non te lo meriti, tieniti il tuo cellulare. Questa è l’ultima volta!” (prima della prossima).
5. “Amore mio lo so che non è colpa tua, ma del professore, del tuo amico, del tuo compagno di banco.” Anche qui allenalo a non essere responsabile e a dare qualunque responsabilità all’esterno, a maggior ragione se è dislessico.
Insegnagli che gli strumenti compensativi e dispensativi sono un ottimo modo per nascondersi dietro un dito.
Giustificalo sempre e comunque!
Se un’interrogazione e una verifica andranno male la colpa non potrà mai essere sua o del fatto che non ha studiato abbastanza. Sarà perfetto quando inizierete a compatirvi vicendevolmente per le sofferenze che la vita vi ha dato.
Non fargli capire che a volte i risultati sono l’effetto di comportamenti errati da parte loro. Fagli capire che impegnarsi è secondario. Ma soprattutto ricordati che c’è sempre qualcuno a cui scaricare la colpa.
6. Se non va bene a scuola togligli qualsiasi attività che sia un momento di sfogo o di crescita, così avrà più tempo per studiare e tu avrai più cose da poter controllare e di cui ti potrai lamentare. In particolare piantala di fargli fare sport, soprattutto quelli di squadra! Sia mai che si sporchi, sudi o che si faccia male. Fallo vivere in una bella campana di vetro, così almeno potrà imparare a non socializzare come si deve. Altro terribile effetto collaterale: potrebbe imparare a stare con gli altri, a impegnarsi per un risultato, imparare a vincere, a perdere, a saper combattere, a sapersi sacrificare.
Se ti sei riconosciuto in almeno uno di questi punti, wow stai facendo un ottimo lavoro: quello che la maggior parte dei genitori continua a fare. Ma se, leggendo questo articolo qualcosa ti ha infastidito o ti ha fatto riflettere e, nonostante tutto, pensi sia arrivato il momento di cambiare qualcosa, allora voglio darti qualche indicazione su ognuno dei punti visti finora. E adesso si fa sul serio:
Per quanto riguarda i primi due punti, invece di ostinarti a voler accontentare tuo figlio in tutto e per tutto (perché magari ti senti in colpa perché non sei abbastanza presente) scegli di passare con lui del tempo di qualità per giocare, parlare e comunicare. E se è dislessico, devi solo accettare che anche lui ha la capacità di fare le cose da solo, tu puoi essere uno strumento di supporto, non chi fa le cose in prima persona. E’ ovvio che anche qui ci sarà una conseguenza: potrà diventare sicuro ed indipendente. Sei disponibile a pagare questo prezzo?
Puoi sperimentare a incoraggiarlo a fare delle attività da solo, anche in piccole cose: anche se il risultato non sarà perfetto per te, andrà bene così. Se i quaderni non saranno perfettamente in ordine o le figure geometriche non saranno precise come le avresti fatte tu, andrà bene lo stesso. So che gli insegnanti ti faranno notare che le cose non sono fatte alla perfezione, ma l’obiettivo di tuo figlio non è quello di essere perfetto, ma quello di imparare. Vuoi un piccolo esercizio di allenamento? Basta portare lo zaino o la borsa dello sport al posto suo: non sarà certo quel peso, trasportato di solito per pochi metri fino a raggiungere l’auto, che potrà rovinargli la schiena!
Sul terzo punto c’è poco da dire:
sei tu che devi dare l’esempio.
Certo è impossibile non litigare o evitare discussioni, ma è opportuno imparare a relazionarsi in modo costruttivo. Se senti che le tue emozioni stanno prendendo il sopravvento e stai per dire qualcosa di cui potresti pentirti, puoi SCEGLIERE di stare in silenzio. Cambia stanza, allontanati finché non sei in grado di avere nuovamente il controllo di te e di quello che dici. Questa vale anche nelle discussioni tra mamma e papà. A maggior ragione se le discussioni riguardano il figlio (80% dei casi, visto che nel periodo scolastico è all’ordine del giorno discutere riguardo la scuola).
In questo diventa fondamentale che entrambi i genitori parlino come se la voce fosse una sola, almeno davanti a lui. Poi in separata sede ci si può confrontare sulle idee che è normale che a volte siano diverse. Se il papà rimprovera il figlio perché a suo parere ha fatto qualcosa di sbagliato e la mamma invece interviene in sua difesa, al bambino arriva il messaggio che la verità non è una sola e che le decisioni possono anche essere modificate per comodità personale. E a quel punto succede che senza punti di riferimento chiari, lui potrà scegliere la “voce” più conveniente. Ma non credo tu voglia questo.
Ricordati di essere il più possibile coerente:
quello che dici deve corrispondere a quello che fai. E quello che dici e quello che fai diventeranno quello che sei.
Il quinto punto è quello più delicato. Quando parlo di responsabilità non intendo che tuo figlio debba fare tutto da solo o che dipenda solo da lui se le cose non vanno.
Penso soprattutto ai ragazzi dislessici, che possono oggettivamente incontrare delle difficoltà. La loro responsabilità nasce nel momento in cui la scuola fa il proprio dovere:
– rispettare il loro differente modo di apprendere;
– stilare e fa mettere in pratica il PDP;
– fare tutto quello che serve per permettere al ragazzo di esprimere il proprio potenziale.
E’ ovvio che se la scuola non fa quello che deve, non possiamo criticare il ragazzo; anzi, ti capiterà di doverlo sostenere anche più del normale. So che non dovrebbe essere il tuo ruolo, ma tocca anche a te (almeno fino a che nella scuola le cose non inizieranno a cambiare!).
Questo però non significa che tu lo debba compatire o gli debba far credere che i risultati, comunque, non dipendano da lui; anzi!
Paola ha già parlato di quanto noi teniamo al tema dislessia -e di quanto la scuola su questo sia ancora indietro- in questo articolo:
https://www.wladislessia.com/la-diagnosi-e-lo-strumento-compensativo-di-una-scuola-che-non-funziona/
Sull’ultimo punto posso dirti qualcosa in cui crediamo profondamente: divertitevi, trovate momenti di gioia e di condivisione assieme. Ricordati che la scuola davvero non è così importante come vogliono farci credere. E’ importante l’istruzione, è importante la crescita (che non corrispondono necessariamente alla scuola) ed è importante SOPRATTUTTO la felicità tua e di tuo figlio. E’ a quella che ripenserai tra tanti anni e della quale potrai avere splendidi ricordi o tristi rimpianti.
E lascialo sbagliare! Allenalo a sbagliare e poi assieme riflettete su quello che si può imparare da quegli errori.
E se ti accorgi di essere tu a sbagliare, beh.. Chiedi aiuto senza problemi! Abbiamo un gruppo su facebook che serve anche a questo e lo trovi a questo link: https://www.facebook.com/groups/721839084626445/
“Il gran torto degli educatori è il volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura, di voler sopprimere la differenza dei gusti e dei desiderii; di volere che gli ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità, suppliscano all’esperienza.” – G. Leopardi
A presto!