SARA’ LA TUA IGNORANZA A DISTRUGGERE TUO FIGLIO (NON I COMPITI)

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Capisco che molti di voi vedano i compiti per casa come un sopruso, come un reato di lesa maestà e comprendo anche che sia facile imbattersi in salvatori che vi facciano capire che i compiti sono il male assoluto e che devono essere estirpati come fossero il diavolo.

Ma… Andiamo a capire un po’ di cose, perché di fumo negli occhi ve ne buttano a camionate.

Si fa un gran parlare di compiti per casa che sono addirittura una violazione dei diritti dei fanciulli e molti eruditi genitori citano addirittura degli articoli della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, stabilita a New York nel 1989.

Questi fenomeni che citano vergognosamente gli articoli di una Convenzione importantissima per il genere umano paragonano i compiti ai campi di prigionia o al lavoro minorile o ai bambini soldato.

L’Italia in particolare con la Legge 27 maggio 1991, n. 176 ha ratificato e messo in esecuzione la convenzione.

Voglio ricordare le finalità di questa convenzione:

  1. Miglioramento delle condizioni di vita dei fanciulli in tutti i paesi, in particolare nei paesi in via di sviluppo;
  2. Salvaguardare i bambini da guerre o lavori sotto la maggiore età;
  3. tutelare in ogni modo i loro diritti.

In ogni caso trovi tutto il contenuto qui: https://www.camera.it/_bicamerali/infanzia/leggi/l176.htm

Ora tuo figlio non è un bambino soldato, non ha problemi di minacce di morte impellenti. Abbiamo la fortuna di vivere in uno stato tutto sommato dove i diritti fondamentali sono rispettati, dopo anni di lotte (e guerre) in cui i nostri nonni e genitori hanno combattuto e sofferto per noi,  ed è assurdo vedere che c’è chi, per perorare dubbie idee sul non fare i compiti, sfrutta l’onda emotiva delle persone per dire nefandezze.

Eppure c’è chi dice che in particolare un articolo della legge 171 del 1991 dichiara specificatamente che i compiti non vanno fatti, ma andiamolo a leggere.

Articolo 31

1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. 

2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

Ho bisogno di capire una cosa:

dove precisamente è scritto che un bambino che fa i compiti non ha il suo diritto al riposo e al tempo libero?

Addirittura c’è chi prosegue dicendo che i compiti a casa impediscono ai bambini di risposare e giocare e che in questo modo si ignorano gli “elementari principi di igiene mentale e fisica” (nemmeno fossero in un gulag sovietico…).

In più, per questo articolo, gli insegnanti ed il ministro dell’istruzione sarebbero colpevoli di abuso e, addirittura, i genitori dovrebbero rivolgersi ai garanti dei diritti dei bambini… Ma siete seri?

Quando la smetterete di paragonare i compiti alla guerra? Quando la smetterete di pensare che i bambini devono fare sempre meno?

Ma non vi state accorgendo che i bambini e i ragazzi non sanno più scrivere in un italiano minimamente accettabile?

Non state vedendo che le tracce dei temi di quinta superiore sono scandalosamente più facili di qualche anno fa?

Siete davvero convinti che si risolvano i problemi senza fare? Perché mi sa che diventerete conniventi dell’ignoranza nella quale state veicolando i vostri figli!

E, visto che ci siamo, faccio anche io qualche citazione di articoli, partendo dall’articolo 26 della dichiarazione universale dei diritti umani:

ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e di base. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.

L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.

I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

Quindi, mio caro genitore che leggi, sappi che sei tu in buona parte responsabile dell’istruzione di tuo figlio e dovresti pensare che hai un enorme PRIVILEGIO: tuo figlio a scuola ci può andare, altro che in qualche stato in cui i bambini a 3 anni hanno già un fucile in mano e vanno incontro a morte certa.

Ci sono un altro paio di articoli interessanti e sono nella nostra COSTITUZIONE (strano non li citi mai chi sa tutto sulla scuola…):

Articolo 33. L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

Articolo 34. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Cosa significano questi 2 articoli? Che siamo FORTUNATI a vivere in uno stato in cui (fino a prova contraria) i nostri figli hanno il diritto di studiare.

E continuo a vedere sputare contro questo diritto da tutti: politici, taluni insegnanti e molti genitori sono complici della dissoluzione inesorabile della scuola.

Ormai è una costante lotta a fare sempre meno! Si pensa di risolvere i problemi evitandoli e si citano fantomatiche ricerche (vorrei vedere una ricerca che dimostra che, fare un tema per casa o 3 esercizi di matematica, rende l’apprendimento più scarso).

“Eh ma in Finlandia…” Eccola la Mecca di tutte le scuole, la Stella Polare a cui tendere.

Ogni volta in cui non si sa cosa dire si tira fuori la questione Finlandese. La scuola Finlandese è in effetti un’eccellenza, ma non hanno risolto i problemi solo non dando più lavoro da fare a casa. Hanno risolto i problemi cambiando radicalmente il modo di fare scuola, rendendola più pratica e interattiva e creando dei momenti di apprendimento globale già durante le ore scolastiche.

Ma se io a scuola continuo ad insegnare tramandando nozioni teoriche, come faccio a farne pratica? 

Ah ok si fa così: A scuola ascoltano, prendono appunti e poi a casa non fanno esercizi, così crescerà una generazione di capre non pensanti e non abili a scrivere nemmeno il testo di un messaggio Whatsapp.

“Ma tanto nella generazione di Instagram a cosa serve saper scrivere…” Il mondo è cambiato e ormai a cosa serve conoscere una lingua e i passaggi per scrivere in modo almeno decoroso?

E come diavolo fai a scrivere se non ne fai esperienza? Come fai a saper parlare in maniera almeno decente in Italiano se non ne hai fatta esperienza?

E per imparare a fare un’equazione, siamo sicuri che non sia almeno necessario fare qualche esercizio sulle addizioni?

Ah no, se si fa esercizio si ledono i diritti dei ragazzi! Ma fatemi il piacere.

Stanno ledendo i diritti dei ragazzi facendo completamente perdere la cultura del sacrificio, la capacità di fare fatica e di tenere duro.

Sta nascendo una generazione di indolenti e refrattari al sacrificio. Ragazzi che aspettano che qualcuno gli risolva i problemi e che, appena arriva un inconveniente, hanno come primo pensiero quello di mollare.

Senza contare che con lo studio e lo sport (altro elemento ormai in discussione) i ragazzi imparano ad organizzarsi e a gestire il tempo in maniera più veloce.

Questo puoi iniziare a scoprirlo nelle prime pagine del nostro libro W I COMPITI!, che puoi scaricare gratuitamente qui:

W I COMPITI!

Ma sembrano essere cose poco importanti: meglio togliere la fatica e lasciare che crescano senza nemmeno sapere cosa significhi “glabro” o “erudito” (troppo difficile anche insegnare ad aprire un dizionario).

Ricorda, mio caro genitore, che le cose non arrivano mai per caso e si sta perdendo di vista il fatto che, per ottenere un qualsiasi risultato bisogna fare fatica, magari non riuscire in un primo momento, stringere i denti e tentare ancora.

E quale momento migliore per imparare questa cultura del sacrificio se non gli anni della scuola?

Attenzione! Non parlo di esagerazione, non parlo di pagine inutili di esercizi identici: parlo di un minimo di lavoro casalingo in cui un bambino (e un ragazzo poi) può imparare a gestirsi, ad organizzarsi e a crescere.

Se sono troppi sono dannosi, ma toglierli lo sarebbe di più.

E quando leggo di mamme che fanno dichiarazioni alla scuola che i compiti non saranno fatti, mi viene da sorridere ed attendo con impazienza l’entrata nel mondo del lavoro di questi ragazzi che hanno bisogno di fare pausa, riposo.

Me li vedo che dicono ai clienti “scusa, ma dopo 50 minuti di chiacchierata, vedo leso il mio diritto al riposo. Ci vediamo dopo 15 minuti di pausa.”

Non serve specificare che tutti abbiamo bisogno di staccare. Non serve specificare che non si deve esagerare con il lavoro a casa. Non parliamo dell’ovvio.

Ma ricordo che non hanno in mano un AK-47, hanno in mano un libro o un quaderno (e non mi pare che la cultura abbia mai ucciso qualcuno).

E ricordo citando una frase molto cara a Paola.

Sacrificio significa rendere sacro: invece che lamentarti a caso, impara a rendere sacro l’apprendimento di tuo figlio (qualunque esso sia), visto che è un privilegio che non tutti hanno la possibilità di avere.

Se ancora non sei nel nostro gruppo W LA DISLESSIA! vai qui —-> GRUPPO W LA DISLESSIA!

A presto!

Alessandro

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