Viviamo un periodo storico in cui, tra un tablet, un cellulare o un videogioco, sembra che lo sport sia diventata ormai un’opzione da digerire, invece che un percorso obbligato nella crescita dei ragazzi.
Sempre più, infatti, ci ritroviamo a vedere, soprattutto nei primi incontri che facciamo con i genitori, prima di iniziare il percorso con i figli, ragazzi che o non fanno sport o si riducono a una sola oretta a settimana perché o ci sono tanti compiti o “non hanno voglia”.
Il problema è che lo sport non è solo un gioco, ma è anche un momento in cui si imparano delle cose fondamentali:
- Il rispetto delle regole;
- Il rispetto degli altri;
- L’importanza dell’attività fisica (sì, il FARE FATICA);
- Prendersi un impegno e portarlo avanti;
- L’autonomia.
In più, se non bastasse, lo sport aiuta a formare il carattere dei ragazzi, a riconoscere i loro punti di forza e quelli di debolezza e anche a confrontarsi con gli altri. (Cosa già molto impegnativa in questo 2020)
Sperimentare il successo o l’insuccesso in un campo da calcio, giusto per fare un esempio, può consentire a tuo figlio di vivere delle piccole frustrazioni e imparare a gestirle.
Ma andiamo con ordine!
Lo sport prima di tutto è un momento, forse il primo, in cui tuo figlio si confronterà con se stesso. In campo (o in pista o in vasca) si troverà a confrontarsi con la sua persona senza l’intervento di mammà… Fondamentalmente, per quanto presenti come genitore, non puoi fare le azioni al posto di tuo figlio, deve arrangiarsi.
Inoltre, non serve che ti diciamo noi quanto sia importante per un bambino imparare ad usare il proprio corpo, imparare a coordinarsi, imparare a respirare in un certo modo, imparare a superare delle crisi di fiato, imparare a resistere alla fatica.
E poi, crediamo sia piuttosto intuitivo che lo sport fa bene soprattutto alla SALUTE!
Per un bambino praticare sport è importantissimo, prima di tutto per la sua salute. Un’attività fisica regolare aiuta a sviluppare l’apparato osseo, a evitare l’obesità, a migliorare la circolazione e a irrobustire tutto organismo.
I bambini che praticano sport diventano per forza adulti più sani.
Le persone che vivono lo sport sviluppano una muscolatura migliore, maggiori capacità di coordinazione, equilibrio ed elasticità (anche a livello mentale), oltre a forza, velocità e resistenza.
L’altro aspetto affascinante è che uno sportivo, se dovesse anche smettere per qualche anno di fare attività fisica, avrà sempre un corpo che manterrà in memoria i vantaggi di cui abbiamo parlato prima e nel giro di poco potrà ritornare ad una impostazione corretta.
Ti è mai capitato di avere amici ingrassati, che riescono a dimagrire nel giro di poco non appena si mettono a fare una corsetta? Probabilmente il motivo è che erano sportivi prima e il loro cervello se lo ricorda.
Capitolo obesità.
Viviamo un’epoca in cui i bambini sovrappeso sono molti di più rispetto a qualche anno fa.
Secondo il rapporto 2016 dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, sì quella sempre nell’occhio del ciclone in questo periodo),
“oltre 340 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni erano in sovrappeso o obesi nel 2016. La prevalenza di sovrappeso e obesità tra i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni è aumentata drammaticamente dal 4% nel 1975 a poco più del 18% nel 2016. L’aumento si è verificato in modo simile tra maschi e femmine: nel 2016 il 18% delle ragazze e 19% di ragazzi erano sovrappeso. Mentre poco meno dell’1% dei bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni erano obesi nel 1975, più di 124 milioni di bambini e adolescenti (6% di ragazze e 8% di ragazzi) erano obesi nel 2016.”
Hai capito bene!
Nel mondo, negli ultimi 40 anni, i bambini obesi o sovrappeso sono aumentati a dismisura.
Ovviamente un ruolo importante ce l’ha l’alimentazione, ma, soprattutto negli ultimi anni, è emerso il cocktail esplosivo: alimentazione a “schifezze” e sempre meno sport.
Se a tutto questo aggiungiamo che i bambini fanno meno attività fisica in generale ed hanno aggiunto più televisione, più tecnologia e più sedentarietà, voilà il gioco è fatto!
Ma qui, nostro caro genitore, non è solo responsabilità del poco sport!
Se tu continui a portare tuo figlio a scuola, a portarlo a scout, a fargli fare le scale mobili al centro commerciale invece che le scale e non lo fai CAMMINARE la situazione non potrà che peggiorare.
Sta a te. O continui con la vita facile o riscopri che si possono consumare le scarpe camminando per strada come facevi tu.
Ma ora continuiamo con agli “effetti collaterali” del fare sport.
Il rispetto delle regole
Lo sport può aiutare tuo figlio a comprendere che ci sono delle regole da rispettare, soprattutto se a casa non usi applicarle molto.
Uno sport senza regole non è uno sport. Uno sport senza regole sarebbe totale anarchia.
Le regole sono l’elemento fondante di ogni attività e i giochi e lo sport ne sono un esempio concreto.
Se giochi a basket sai che non puoi pestare la linea, che non può toccare più di tanto con le mani gli avversari, che hai un tot di secondi per superare la metà campo e così via.
Se giochi a pallavolo sai che ci sono massimo 3 tocchi per azione per squadra, che i giocatori ruotano tra prima e seconda linea, eccetera.
Nel calcio ci sono delle regole. Ci sono nel rugby e in tutti gli sport di squadra e individuali. Non è che in una gara di dorso i nuotatori si mettono a fare la rana, giusto?
Ma oltre alle regole dello sport, ci sono anche le regole dello “spogliatoio”, solitamente impartite dai mister o i coach.
Quelle regole dovrebbero essere dogmi assoluti, che devono essere rispettati per poter far parte di quella squadra o di quel gruppo.
Ad esempio se ci sono delle regole di comportamento o di cooperazione, i ragazzi devono sapere che se non le rispettano, non possono far parte della squadra (e così dovrebbe essere per i genitori che non le rispettano, scavalcando gli allenatori).
Ecco perché gli allenatori dovrebbero essere anche degli educatori, cosa che purtroppo spesso non si vede.
Il rispetto degli altri
Lo sport insegna trasversalmente a rispettare i compagni di squadra o di vasca o di allenamento.
Ci sono delle regole, spesso non scritte, di comportamento, che i ragazzi che fanno sport imparano e fanno proprie.
Se nel cosiddetto “spogliatoio” si sa che il più bravo deve rispettare il meno bravo e, anzi, aiutarlo a riuscire, allora si è fatto davvero un ottimo lavoro.
Ma il rispetto degli altri è anche il rispetto dei tempi degli altri e il rispetto per gli avversari. Si vince o si perde, ma sempre nel rispetto del prossimo.
Quando si sentono genitori che insultano gli avversari o, ancor peggio, allenatori che incitano i propri ragazzi a “pestare”, allora abbiamo perso tutti.
L’importanza dell’attività fisica (IL FARE FATICA)
Questo punto è chiave per i ragazzi di questa generazione. I ragazzi non sono più abituati a fare un minimo sforzo in più. Lo sport ti costringe a farlo.
Ci sono bambini e ragazzi che tendono a fare il minimo sindacale in ogni ambito della vita, ma nello sport non puoi permettertelo perché altrimenti i risultati non arrivano.
Anche la persona con il maggior talento al mondo ha basato i propri successi sull’impegno, la costanza e la fatica negli allenamenti.
Il più grande giocatore di basket di sempre, probabilmente uno degli sportivi più conosciuti in tutto il mondo (se non IL più conosciuto), Micheal Jordan diceva
“Il talento ti fa vincere una partita. L’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere un campionato.”
Ovvero: la fatica, il lavoro e il sentirti parte di un gruppo fanno una gigantesca differenza.
Se tuo figlio ha delle doti le deve mettere al servizio anche di chi ha meno talento. E le deve mettere anche al servizio del lavoro personale e dell’impegno.
La fatica e il sacrificio sono due abilità che stanno via via scomparendo, lo sport le fa emergere.
Prendersi un impegno e portarlo avanti
Altra tematica drammatica negli ultimi anni è quella della continuità dell’impegno preso.
Ci sono tantissimi bambini che si stancano velocemente di uno sport e vogliono sperimentarne altri e cosa fanno i genitori? Li accontentano!
3 mesi di basket, 1 di nuoto e poi… “vorrei giocare a tennis…”
Se tuo figlio fa così e lo assecondi sei finita! E non sei finita per lo sport, sei finita per la vita.
Ovviamente tolgo le situazioni in cui i ragazzi vivono male un ambiente per episodi spiacevoli. Lì hai il dovere di intervenire, prima con la società e, se non cambiano le cose, anche portando via tuo figlio da quel posto in cui vive esperienze negative.
Ma se siamo nell’ambito del “non mi piace più”, invece, devi ricordargli che l’impegno che si è preso finisce alla fine dell’anno. Se alla fine dell’anno non gli piacerà più, allora consegnerà il materiale e troverete altro.
Ma fagli sempre capire l’importanza della parola data e dell’impegno preso.
Lo zapping da uno sport all’altro non fa bene!
L’autonomia
Arriviamo alla dolente nota che ci vede spesso spettatori (ed osservatori esterni) non protagonisti.
Se tuo figlio fa sport deve imparare a fare delle cose DA SOLO.
DA SOLO significa SENZA MAMMA CHE LO VESTE, SENZA MAMMA CHE VA IN SPOGLIATOIO, SENZA MAMMA CHE PREPARA LA BORSA.
L’attività di autonomia parte prima di iniziare l’allenamento e finisce dopo la doccia.
È il primo momento in cui può sperimentare: lo scorrere del tempo, la conseguenza di aver dimenticato l’accappatoio o le ciabatte a casa, lo spiacevole effetto delle mutande sudate da indossare dopo la doccia…
Comprendiamo il brivido che ti scorre lungo la schiena in questo momento, ma… Deve imparare a fare da solo!
Tu puoi vigilare, verificare, ma le sue cose se le deve fare da solo. E non c’è processo di autonomia che non passi attraverso le dimenticanze e gli errori.
D’altronde, se il costume è lo strumento di lavoro di tuo figlio in piscina e se lo dimentica o non si prende cura del materiale, significa che non è protagonista di quello che sta facendo (ricordi i genitori spazzaneve?)
E questo discorso vale anche per astucci, zaini, compiti per casa, eccetera. Se tuo figlio sa che qualcun altro farà le cose al posto suo o se sa che non ci sono conseguenze, perché mai dovrebbe farle?
Però è più comodo lamentarsi che i figli o gli studenti non fanno, invece che aiutarli ad imparare l’equazione semplicissima: AZIONE-REAZIONE! (ovvero REGOLA-CONSEGUENZA).
Togli qualche ora di playstation ed aggiungi qualche ora di attività fisica e vedrai subito la differenza.
Pensavi fosse solo sport? Invece è vita, soprattutto in un periodo molto impegnativo come quello che stiamo vivendo, in cui lo sport e i ragazzi sono via via messi in un angolo, trattati come persone non capaci di prendere decisioni e di adeguarsi alle regole.
Ma sono molto meglio di quello che ci vogliono far credere.
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A presto e buona salute a tutti!
Alessandro