La comunicazione con i figli è da sempre un campo minato.
Non si ha mai la certezza di dire la cosa giusta al momento giusto.
Figuriamoci quando poi ci troviamo di fronte il nostro piccolo orsacchiotto trasformato in un adolescente con il cappuccio sulla testa e le cuffie fisse alle orecchie.
Molto spesso davanti a quel viso un po’ sfrontato e menefreghista tu genitore ti senti privato del tuo ruolo e della tua autorità e commetti un grosso errore: fai la voce grossa!
Sì, inizi a dirgli cosa deve e non deve fare, a imporgli delle regole, a dargli punizioni.
La scuola in questo scenario è l’argomento più caldo.
“Vai a finire storia!”, “Da quando non apri un libro?”, “Possibile che non hai mai esercizi di italiano per casa?”
Così i compiti diventano il principale campo di battaglia per i vostri scontri all’ultimo urlo.
Ora però voglio farti una domanda:
quante volte nell’ultimo mese hai parlato con tuo figlio e ti sei rapportato a lui senza il pugnale tra i denti?
Se ogni volta che comunichi con lui fai dei monologhi, lo accusi di non fare il suo dovere e gli fai una lezione sulle priorità della vita, tuo figlio, che sta attraversando una fase di ribellione, ti vedrà sempre più distante.
Per questo non ti ascolterà e inizierete un circolo vizioso di frustrazione, indifferenza, incomprensioni e distanze.
Non sto dicendo che non hai ragione e che devi privarti del tuo ruolo.
In qualità di genitore è tuo dovere e diritto ricordare a tuo figlio quali sono le cose importanti delle vita che non devono assolutamente essere tralasciate.
Tra queste la sua educazione e formazione: le armi che gli serviranno per le sfide di domani.
E quali sono gli errori di cui si pentirà per sempre.
Ma ciò non vuol dire che ogni giorno, a colazione, pranzo e cena, devi sederti in cattedra e ripetere tutto il papiro dei “devi” e “non devi”.
Tuo figlio sta percorrendo la sua strada e sta provando a crearsi un’identità propria.
Deve poter contare su di te ma non essere soffocato dalla tua presenza.
L’unica strada per esserci senza fare danni è la comunicazione.
Osserva, osserva, osserva.
Solo quando hai la certezza di quello che pensi inizia un dialogo, senza irruenza e giudizi, ma con domande.
Ascolta cosa ha da dire tuo figlio su quello che hai visto e accetta la possibilità di aver avuto un abbaglio.
Se invece le tue paure hanno un fondamento, parlate!
Non sempre riceverai risposte pacate e serene.
Siamo stati tutti adolescenti e sappiamo quali sensazioni si agitano nell’animo in quella fase.
Rabbia, indecisione, disorientamento, altezzosità sono all’ordine del giorno.
Ciò non vuol dire che il vostro rapporto è compromesso.
Se tu dovessi arrabbiarti con qualcuno dopo una giornata storta con chi lo faresti?
Sicuramente con una persona che ti vuole bene e a cui credi di poter mostrare le tue vulnerabilità!
Ecco, così tuo figlio, di ritorno da una giornata a scuola, forse piena di insoddisfazioni legate alle sue difficoltà di apprendimento, sfoga con te il suo malumore e disagio.
Devi solo tenere duro e ricordare che è una fase… e passerà!
Quello che resta è il vostro legame e la comunicazione è l’unico modo per tenerlo vivo.
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Alla prossima puntata,
Valentina