Frequento le scuole da tantissimi anni, fin da quando ero io una studentessa alle prese con le sue difficoltà di comprensione e di lettura.
Posso dire di essere stata a scuola praticamente ogni giorno della mia vita, prima da studente ed ora da psicologa che affianca le famiglie per aiutare gli insegnanti a comprendere come applicare il PDP.
Ti sembrerà impossibile, ma a volte anche gli insegnanti non sanno cosa fare; allora puoi trovare quelli disposti ad ascoltare oppure i “sotuttoio, insegno da mille e cinquecento anni e ne ho viste di tutti i colori”.
Ovviamente se parli con gli insegnanti ben disposti al dialogo e al confronto il lavoro è facilissimo, visto che basta mettere in ordine alcuni tasselli e tutto funziona. In questo caso il lavoro si limita al togliere solo un pochino di polvere e a sistemare i dettagli. Bellissimo!
E’ raro, ahimè.
Ci sono gli insegnanti con cui bisogna lottare per far loro comprendere che è un diritto degli studenti con DSA avere determinati strumenti e non un’opzione che viene messa in atto qualche volta. Però anche con questa tipologia si riesce, magari dopo un po’ di fatica, a trovare collaborazione.
Il problema sono i “sotuttoioinsegnodasempre”.
Con questa categoria il dialogo è facile come digerire un piatto di baccalà alla vicentina in 5 minuti.
Praticamente un’impresa.
In questi casi devo sempre far ricorso a tutta la mia pazienza per non dire o fare cose che andrebbero contro il ragazzo e la famiglia. Mi sembra a volte di dover fare delle trattative, a volte funzionano ed altre no.
Purtroppo capita di dover fare un lavoro enorme a casa per limitare i danni che possono nascere da questa totale mancanza di apertura e di preparazione sul tema dislessia.
Ma se pensavo che questa fosse la tipologia peggiore, lascia che ti racconti cosa mi è successo qualche giorno fa.
Seguo da alcuni mesi un ragazzo dislessico, che ha notevoli difficoltà scolastiche ed anche relazionali con alcuni insegnanti.
Già da ottobre la mamma era in crisi con il PDP (piano didattico personalizzato, se ancora non conosci la sigla) perché si lamentava che l’anno precedente non avevano fatto nulla e che quest’anno non capiva cosa stessero facendo.
Mi metto nei panni della mamma: se nessuno ti spiega le cose e se nessuno ti aiuta a comprendere cosa si fa con il PDP, è normale avere paura (a proposito puoi vedere questo video del nostro canale YouTube in cui parliamo del piano didattico personalizzato: PDP, che cos’è e perché è utile).
Chiaramente, prima di andare all’incontro mi sono preparata. Fin da subito ho letto il PDP ed era un disastro: da panico!
Non c’era alcuno strumento compensativo e la scuola non aveva previsto niente di niente.
Il ragazzo è disgrafico e, in più, dalla diagnosi sono emerse difficoltà nella memorizzazione e nel mantenimento della memoria a lungo termine.
Se questo non bastasse, il quadro è reso ancora più complesso da una situazione parecchio difficile emotivamente, determinata dalla fragilità caratteriale del ragazzo.
Dopo aver visto il PDP ho iniziato subito a metterci mano per evidenziare delle modifiche sostanziali da fare e, per fare le cose per bene, ho allegato al tutto i miei recapiti per poter fissare un colloquio con gli insegnanti.
Nota bene che questa scuola è molto lontana dalla nostra sede, ma essendo delicata la situazione, ero disposta a fare anche un bel viaggetto pur di vedere le cose cambiare.
Qualche giorno dopo mi hanno telefonato, arrabbiati in maniera furente, dicendomi che loro fanno già più del possibile, in particolare fanno già quello che io ho scritto e non serviva scriverlo.
Insomma l’hanno vissuto come un affronto, ma io dovevo vederli e quindi sono riuscita a far loro capire che dovevano comprendere i bisogni non solo della scuola, ma anche del ragazzo.
Per me è una cosa scontata, ma ogni volta mi sembra di doverla ripetere, come se parlassi con i muri.
Dopo settimane di insistenza, finalmente io e la mamma siamo riuscite ad avere la possibilità di fare un colloquio con alcuni insegnanti per comprendere cosa stesse succedendo al ragazzo.
Esito del primo incontro con coordinatrice e referente DSA (se poi qualcuno mi spiega il ruolo e l’effettivo potere del referente gliene sarò eternamente grata…):
- Noi già facciamo queste cose;
- Non capisco perché dobbiamo metterle per iscritto, non vi fidate? (la risposta è no ovviamente, perché se sai che le fai, perché dovresti aver paura di scriverle…?);
- Questi professori – parlando di altri- non lo faranno mai (Inglese non se ne parla, quella di anatomia non ascolta…).
Dopo settimane di insistenza, finalmente io e la mamma siamo riuscite ad avere la possibilità di fare un colloquio con alcuni insegnanti per comprendere cosa stesse succedendo al ragazzo.
In poche parole la referente mi dice, mortificata, che con alcuni insegnanti non c’è nulla da fare. Ed io continuo a chiedermi perché possono insegnare se non rispettano i dettami di una legge!
Per fortuna però la situazione dopo il mio incontro inizia un briciolo a migliorare in alcune materie, ma rimaneva lo scoglio pesantissimo delle insegnanti di anatomia e inglese.
Situazione con questi professori: quella di inglese o non fissa appuntamenti o non si presenta dopo averli fissati! Roba da licenziarla in tronco per assenteismo. In anatomia il ragazzo vive malissimo ogni momento della lezione: ansia, difficoltà di comprensione, livello della lezione paragonabile alla facoltà di medicina.
In anatomia il ragazzo vive in una costante frustrazione perché:
- Studia un sacco di ore per prendere al massimo 3 o 4;
- Scoppia spesso in lacrime;
- Non capisce;
- Non si sente capito.
Dopo innumerevoli insistenze sono riuscita ad avere un nuovo colloquio con questa insegnante.
E quando pensavo che il “sotuttoio” fosse la categoria peggiore, ho dovuto affrontare questo personaggio che dopo pochissimi istanti ha iniziato ad interrogarmi sulla sua materia!
Non sto scherzando: mi faceva domande di anatomia. Ora qualcuno riesce a spiegarmi il senso della cosa?
A quel punto ho chiesto io a lei se fosse a conoscenza di quello che dice la legge 170 dell’Ottobre 2010, ma lei in ogni modo cercava di aggirare il discorso.
Ad un certo punto però ha raggiunto il momento massimo della conversazione quando ha detto:
“DOTTORESSA, LA DISLESSIA E I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO NON ESISTONO!”
A quel punto ammetto di aver barcollato… Così ho chiesto se mi potesse ripetere e lei:
“DOTTORESSA, LA DISLESSIA E I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO NON ESISTONO!”
E poi…
“E’ lui che non si impegna, è solo questione di testa, basta mettersi d’impegno e le cose poi riescono…” ma soprattutto questo personaggio ha iniziato a dare consigli su come IO avrei dovuto relazionarmi con il ragazzo.
Ma io pensavo ancora che fosse una normale “sotuttoio”, non ero pronta al peggio.
Ha continuato:
“Io non credo nella dislessia, ho anche fatto dei video che parlano di questo.”
“Anzi, io e il mio gruppo di esperti stiamo portando avanti degli studi che fanno capire CHIARAMENTE CHE LA DISLESSIA È SOLO UN PROBLEMA DI INSEGNAMENTO. E’ alle elementari che sbagliano, bisogna ricominciare dal dizionario. I ragazzi dislessici che lavorano con noi iniziano ad imparare seriamente da quando usano correttamente il dizionario!”
A quel punto credo l’insegnante sia stata fortunata che sono una Signora, altrimenti non so cosa le avrei detto.
Ma poi, diventando sempre più carina, ha anche iniziato a dirmi: “Le mi piace dottoressa, perché non viene a vedere le conferenze che facciamo? Può anche andare a vedere i miei studi su www.bipibipbip.org” (ovviamente il sito non esiste, non ho alcune intenzione di fare pubblicità a questa gente).
Passato lo sconcerto iniziale, appena sono tornata nella nostra sede ho iniziato a fare delle ricerche, perché è fondamentale essere preparati, soprattutto quando si va incontro a situazioni simili.
Una delle cose che diciamo più spesso ai genitori è che devono essere preparati sia tecnicamente che emotivamente per riuscire a gestire queste situazioni e non essere schiacciati da questo genere di persone, che fanno pesare la loro cultura per dire però cose non vere.
Sai cos’è uscito nella ricerca?
Che questa insegnante è una delle responsabili di un gruppo di ricerca associato ad una grossa setta religiosa, che da sempre nega l’esistenza della dislessia.
Pensa che questa gente fa corsi: crea eventi ed organizza incontri sull’apprendimento, dicendo che non esiste la dislessia e non esiste nessun disturbo dell’apprendimento.
Ora, posto che ognuno deve avere la libertà di credere in quello che vuole, io non credo che un insegnante si possa permettere di trasmettere questi pensieri ai suoi alunni.
Non credo che un dirigente possa permettere a un insegnante di negare la dislessia senza intervenire.
Non credo che un insegnante non venga “studiato” prima di prendere il suo ruolo.
Già è difficile far capire che si possono fare cose diverse per i ragazzi dislessici, ma mi spieghi come si può fare se una persona dichiaratamente NEGAZIONISTA ha la possibilità di fare danni in totale libertà?
Precisamente Dirigente e vari coordinatori a cosa servono in queste situazioni? Se non puoi rimuovere chi va contro una legge dello stato (oltre che contro l’interesse dei ragazzi) non servi a nulla. Sei solo un impiegato che deve mettere ordine nella burocrazia.
Non esiste che non ci sia controllo e non esiste che ne vadano di mezzo i ragazzi.
In questo caso l’aspetto drammatico è che il ragazzo ora ha la convinzione di non essere capace grazie al genio di questa insegnante.
Sei scioccato? Pensi che sia vergognoso che un insegnante che potrebbe anche essere l’insegnante di tuo figlio possa fare danni di questo tipo senza minimamente poter essere controllato o richiamato?
Io credo di sì!
Posso quasi accettare che non siano all’altezza della situazione dal punto di vista tecnico, ma è inaccettabile che gente che mette le mani nella testa di tuo figlio possa liberamente cercare di fare proselitismo in questo modo.
E’ vero: anche io, come te, mi aspetterei che le responsabilità di tuo figlio e del PDP fosse nelle loro mani, ma sarai d’accordo con me che non è così. Ad oggi, l’unica persona che davvero può farlo, ancora una volta, sei tu!
Lo so che sarebbe bello poter delegare senza dover stare con il fiato sul collo degli insegnanti, ma non si può.
Devi essere tu in prima persona (anche affiancata dai professionisti che seguono tuo figlio) a verificare che gli strumenti compensativi e dispensativi siano effettivamente utilizzati.
Devi essere tu a cercare di vedere rispettati i diritti di tuo figlio attraverso il PDP.
Devi essere tu a creare l’ambiente migliore possibile a casa.
Ci sono diverse strategie che puoi mettere in atto, noi ne conosciamo una che si chiama W LA DISLESSIA A CASA TUA!, il nostro percorso creato apposta per i genitori, nato e sviluppato proprio per darti le competenze migliori per poter aiutare e sostenere tuo figlio.
Chiaramente non esistono bacchette magiche.
Per ottenere risultati dal nostro percorso devi smetterla di lamentarti, ma allo stesso tempo devi comprendere che ti prenderà un po’ di tempo e dovrai studiare.
Facendolo però vedrai da subito risultati concreti per te, visto che potrai iniziare a conoscere degli strumenti che ti renderanno più competente. Non conoscere questi strumenti ti lascerà in balia degli eventi e del buon senso (che spesso non esiste).
Di sicuro capiterà che a volte ti sembrerà di dirti non avere tempo, ma vuoi mettere quanto sarai coerente quando dirai a tuo figlio di impegnarsi di più? Come potrà essere la vostra vita senza dover discutere ogni giorno sui compiti?
E ti svelo l’ultimo vantaggio.
Puoi partire da questi video gratuiti e comprendere quali errori evitare se hai un figlio dislessico: SCARICA I 7 ERRORI DA EVITARE SE HAI UN FIGLIO DISLESSICO.
A quel punto potrai dirti che… DIPENDE DA TE!
Studia e lavora tu e vedrai che avrai meno pensieri legati alla scuola.
E soprattutto…
NON ACCETTARE PASSIVAMENTE LE COSE! Puoi decidere di cambiarle.
“Niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un’idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un’idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo.” – Ennio Flaiano
Alla prossima!