Non è accaduto spesso, negli ultimi anni, di poter leggere editoriali sui maggiori quotidiani nazionali, relativi alla lingua italiana e al suo utilizzo sempre più scorretto, in particolar modo riferito alla scrittura.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la lettera, rivolta alle istituzioni, firmata da 600 professori universitari, i quali chiedono misure urgenti d’intervento per la “salvaguardia dell’arte dello scrivere”, ha suscitato reazioni e ha ottenuto visibilità sulla maggior parte dei mezzi di comunicazione esistenti. (trovi qui un articolo a riguardo: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/scuola_e_universita/lettera_professori_giovani_scrivere-2238656.html)
E fin qui tutto bene, se serve a movimentare le acque.
E visto che mi occupo di apprendimento e spesso mi trovo a lavorare con i nostri ragazzi sulla scrittura, voglio dire la mia opinione in questo ambito. Chiaramente spero di non cadere in strafalcioni clamorosi… 🙂
Prima di tutto, lo dico senza mezze misure:
questi eminenti docenti universitari e uomini di cultura hanno ragione e sono pienamente d’accordo con l’opinione trasmessa!
I ragazzi non sanno, o meglio, spesso non riescono a produrre un testo scritto. E la situazione è assolutamente drammatica.
Detto questo, lungi da me dire che gli studenti sono analfabeti.
Il problema serio è che i ragazzi stanno perdendo il gusto di usare un patrimonio linguistico che è fondamentale per la loro stessa esistenza.
Il problema del saper scrivere in modo corretto, o come spesso dico ai ragazzi, in modo “elegante”, ha radici profonde. Se guardiamo in modo generale alla nostra epoca, certamente gran parte del merito va attribuito alla perdita di attenzione che in ogni ambito sociale (scuola compresa) ha subito l’uso pratico della scrittura.
I cambiamenti tecnologici e la necessità, anche discutibile, di dare sempre maggiore rapidità a ogni tipo di processo o relazione hanno relegato in seconda fila, per non dire in terza, l’esigenza di scrivere bene. E questo è un grossissimo problema!
Quello che importa ormai è il “risultato”, il “contenuto”, il “far passare il messaggio”.
Tutto a scapito di lessico, sintassi, punteggiatura, ortografia e grammatica. Si parla poco, mentre si scrive, o meglio si digita, senza curarsi della forma e della coerenza logica di un contenuto.
Se, invece, diamo uno sguardo più particolare, scopriamo che le radici profonde della difficoltà ad esprimersi con correttezza nello scritto, a livello individuale, risiedono spesso purtroppo nella scarsa preparazione ricevuta ai livelli più bassi della nostra istruzione.
Con questo significa che la responsabilità è della scuola? Certo!
Molto spesso i ragazzi che si ritrovano ad avere enormi lacune nell’italiano scritto nella scuola superiore, non hanno ricevuto basi solide nel loro percorso di studi precedente. Il numero di studenti che ha difficoltà in tale ambito è realmente in aumento esponenziale ed il numero di ragazzi che arrivano ogni giorno in W LA DISLESSIA! può certificarlo a pieno.
Questo non dipende esclusivamente dalla scarsa attitudine dell’italiano medio alla lettura. Certamente leggere aiuta a scrivere, ma non è il motivo principale di tale crisi della lingua.
Ogni bambino apprende l’uso della parola a piccoli passi, per quanto veloci, grazie all’esercizio quotidiano realizzato in un ambiente protetto, come la famiglia.
Anche la scuola, che è un ambiente protetto di livello successivo, dovrebbe favorire, una volta apprese le basi, la buona scrittura ed il suo esercizio fin dagli inizi del percorso educativo. Così come non s’impara a parlare bene in pochi giorni, anche la scrittura necessità di un lavoro continuo ed estenuante. Non si diventa scrittori in poco tempo. Se tale prassi o abitudine non si acquisisce fin da piccoli, sarà molto più difficile apprenderla in età avanzate.
A meno che non fai come Alessandro, che ogni giorno da 2 anni si è messo a scrivere tantissimo, al punto tale da riuscire a scrivere decine di articoli. E’ anche per lui una questione di allenamento!
Allo stesso tempo mi ricordo che quando frequentavo la scuola elementare, dalla terza alla quinta la mia maestra d’italiano dedicava un giorno alla settimana (il mercoledì) al tema o al testo scritto nelle sue varie forme. Cioè facevamo un tema o un racconto o una produzione scritta ogni settimana. Alle scuole medie accadeva quasi lo stesso e, addirittura, per sviluppare l’autonomia, il professore di lettere in terza media premiava gli studenti che avessero voluto esercitarsi nella scrittura realizzando testi o temi a loro scelta da sottoporgli con cadenza settimanale.
Ora, non conta il premio del professore, conta il fatto che fosse un lavoro costante.
E per me, che non ero di certo una cima nell’italiano scritto, questi appuntamenti fissi e obbligati sono stati fondamentali per permettermi di raggiungere un livello di conoscenza, che consentisse di esprimermi correttamente.
E oggi?
Oggi, nelle scuole elementari e medie, pur dedicando ampio spazio alla grammatica e alla comprensione dei testi scritti, si scrive troppo poco. Non si fa pratica e non si realizza l’abitudine alla scrittura. Studiare le regole della lingua, della sintassi e della forma, talvolta anche in modo approfondito, è certamente fondamentale, ma assume un significato se i ragazzi comprendono la diretta applicazione di questi strumenti. La scrittura aiuta ad automatizzare i meccanismi della grammatica in modo molto più naturale! Sganciandola, così, dalla sua scientificità, legata all’applicazione di una regola e la si pone nel contesto reale in cui essa ha ragione d’essere. In poche parole, la scrittura ci fornisce il perché della grammatica!
Qualcuno riesce a spiegarmi a cosa serve studiare la regola di grammatica e toglierla completamente dal contesto pratico?
In poche parole, se non fate fare temi, come possono i ragazzi comprendere davvero cosa farne di quelle regole, altrimenti sterili ed asettiche?
La scrittura, inoltre, banalmente favorisce il ragionamento. E’ un’attività che allena il cervello, perché obbliga a ricavare alcuni passaggi in autonomia, aiutando a rendersi conto dei propri sbagli. Un errore autocorretto difficilmente si ripresenta, perché l’individuo mette in moto un meccanismo autonomo di riconoscimento del problema.
I ragazzi di oggi, con cui lavoro quotidianamente riguardo a queste dinamiche, anche fino alla quinta superiore sono spesso spaesati e spiazzati di fronte all’idea di dover scrivere un tema o di realizzare una qualsivoglia forma di testo. Sono impauriti dall’esporre le proprie idee, in difficoltà nell’esprimere correttamente il proprio pensiero o nel descrivere quello altrui. Ecco allora che scrivono come parlano, perdendo di vista l’eleganza e la linearità che dovrebbe trasmettere una frase scritta a penna.
Insomma, si apprende a scrivere con l’allenamento allo scrivere. Ciò non solo per imparare la correttezza della sintassi e formale di un testo o per acquisire un lessico più ampio che faciliti l’espressione, ma soprattutto per capire come comunicare.
Questo è il vero problema: la comunicazione!
A livello nazionale (nella scuola soprattutto) molto frequentemente è stata sottovalutata la tematica dell’espressione dei sentimenti e delle emozioni. La scrittura dovrebbe avere questa funzione fondamentale: insegnare a raccontarsi e a descrivere cosa vi è dentro di sé.
In questo modo la profondità è sempre più messa in secondo piano e lo spazio è lasciato solo alle comunicazioni rapide. Per carità niente di male, uso anche io ogni giorno whatsapp, ci mancherebbe, ma non deve essere il solo modo di comunicare.
L’allenamento a scrivere è un mezzo fondamentale non solo per i voti, ma anche e soprattutto per far crescere persone che sappiano difendersi in questo mondo.
Pensa a quanto è importante imparare ad auto correggersi, ad andare in profondità ed a riconoscere le proprie emozioni.
In più, imparare ad esprimere i propri punti di vista in un modo che sia il più chiaro e semplice da capire per gli altri.
E queste sono doti che servono in questa società, dove l’analfabetismo funzionale (leggi qui un interessante articolo a riguardo: http://www.lastampa.it/2017/01/10/blogs/il-villaggio-quasi-globale/il-per-cento-degli-italiani-analfabeta-legge-guarda-ascolta-ma-non-capisce-MDZVIPwxMmX7V4LOUuAEUO/pagina.html) sta ormai prendendo piede e crea danni incalcolabili.
E’ un dovere lavorare sulla scrittura.
E tu, mamma o papà, devi tenere in considerazione questi aspetti importanti.
Non è studio, è crescita!
Ora mi raccomando non affannare tuo figlio con obblighi giornalieri di scrittura, altrimenti non serve a nulla, se non a creare odio per la scrittura in tuo figlio.
“Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli” – Emilio Salgari
A voi la parola!
Andrea