Come ormai saprai, questo è stato un anno molto interessante per me! Non solo i nuovi progetti di W LA DISLESSIA!, le interviste, i webinar ma anche la nuova avventura con Edoardo che mi ha portato ad osservare da “dietro le quinte” per qualche mese.
Ah, ma quante sorprese al mio ritorno!
Prime tra tutte, le cartoline delle vacanze e i racconti dei miei ragazzi. Vorrei poterti dire che erano tutti ricordi di giornate sulle spiagge e partite a pallone nei campetti, ma decisamente non è cosi.
Infatti, tra tutte le novità, una di quelle che sembra aver preso più piede sono i corsi intensivi, i seminari da un week end e le full immersion per i DSA.
Ragazzi, udite udite:
“Diventa autonomo in soli due giorni!”
“Ricorda tutto con facilità”
“Divertiti a studiare; con le nostre strategie diventerai un campione”
E per mamma e papà:
“Non dovrai più seguire tuo figlio nei compiti”
“Da oggi avrà un metodo di studio e si organizzerà da solo”
“Dislessia? Mai più NESSUN problema! Neanche con l’inglese!”
Straordinario.
Peccato che più di un genitore, convinto che questo corso sarebbe stato una “manna dal cielo”, ha investito tempo e soldi per ritrovarsi, all’inizio della scuola, con il figlio in totale crisi.
Una mamma in particolare ha passato più di un’ora a raccontarmi che non solo il corso non è servito a niente, ma, visto che la ragazza, lasciata da sola ad applicare questo fantomatico “metodo miracoloso”, non riusciva a ricordare quello che aveva studiato, hanno pensato bene di convincerla che il problema fosse lei.
“E’ impossibile che con nostro metodo non riesca a ricordare, evidentemente DEVE avere un problema con la memoria”, le è stato detto.
Che si fa?
“Mi spiace ma la settimana ormai è finita!”
Quindi, questa povera ragazza si è ritrovata da me, senza sapere cosa fare, con la stessa mamma, preoccupatissima e ormai convinta che la figlia avesse un problema di memoria e che non sarebbe mai riuscita a fare nulla da sola.
In realtà, lavorando insieme – dopo parecchio tempo necessario per tranquillizzarla e recuperare la sua fiducia e autostima cercando di tamponare il danno che era stato fatto – mi sono accorta ben presto che il problema non era certo la memoria, ma difficoltà legate a un lessico povero e a una bassa tenuta dell’attenzione. Difficoltà che certo pesavano sul rendimento della ragazza, ma sicuramente recuperabili, col tempo e con il lavoro e la professionalità di una persona che sa quello che sta facendo (non certo un problema di memoria insormontabile!).
Prova a pensare per una ragazza che ha difficoltà di attenzione (ma anche per qualsiasi DSA) cosa può voler dire dover:
- Rimanere per un’intera giornata a seguire i discorsi di uno pseudo-insegnante che non ha la più pallida idea di quali siano i ritmi e i tempi di una persona con difficoltà nell’apprendimento o di attenzione.
- Essere costantemente richiamato perché non riesci a stare fermo, in silenzio, o perché hai seguito con lo sguardo la mosca che ti è appena svolazzata davanti al naso.
- Dover aspettare le pause prestabilite che possono essere anche a 3 ore l’una dall’altra, per – banalmente – andare in bagno a fare la pipì. Perché? Perché altrimenti il relatore ti rimprovera pesantemente davanti a tutti e comunque non puoi uscire.
Sia chiaro: tutto quello che vedi scritto sono parole dei ragazzi.
Sarà mica un caso che la maggior parte dei ragazzi che frequenta questi “camp estivi” – anche chi non ha difficoltà d’apprendimento – dopo non ne vuole più sapere di strategie di studio, organizzazione o metodi?
Alcuni anche molto validi (se presentati nel modo giusto) come le mappe mentali?
Per quale motivo?
Perché l’autonomia non si raggiunge certo in quattro o cinque giorni, qualsiasi cosa ti dicano. Non importa cosa ti promettono o ti raccontano: a maggior ragione con un bambino o un ragazzo, l’autonomia è un’abilità che si costruisce col tempo. Non solo: è un processo che coinvolge tutta la famiglia.
E lo sanno bene i nostri genitori che seguono il percorso W LA DISLESSIA™A CASA TUA! (clicca qui per capire come funziona: https://goo.gl/aHqg5t)
Se a casa è sempre successo che: la mamma prende il diario, controlla i compiti, sceglie da dove iniziare; legge perché non capisce, spiega al ragazzo cosa fare, lo controlla mentre lo fa e comunque alla fine lo corregge …. COME PUOI PENSARE CHE DA DOMANI, dopo 4 giorni in mezzo alle frasche o su per i colli, TUTTO QUESTO CAMBI?!!
Siamo onesti, dai!
E cosa gli danno?!? Il miele di Winnie the Pooh in versione transgenica?!
Non solo: quando un ragazzo impara ad usare metodi diversi da quelli che ha sempre utilizzato, ha bisogno di tempo ed esperienza per imparare come funzionano. Non è così immediato, automatico o facile come vogliono farti credere.
Prendiamo ad esempio le mappe mentali, che io utilizzo e con le quali lavoro da moltissimi anni. Sono uno strumento valido ma anche “delicato” perché, diversamente da quanto spesso dicono, non esiste UN MODO per fare le mappe mentali, ma moltissimi modi differenti. E questo è vero ancor più per chi, come me, ha difficoltà di apprendimento.
Infatti, io stessa ho impiegato del tempo per adattarle a me e al mio personale modo di imparare e di vedere il mondo (meno “verbale” e più “visivo”); ma quello che ha funzionato con me non è detto che funzionerà con un altro dislessico. Le sfumature dell’apprendimento e degli stili di pensiero sono talmente tante, che pensare di impacchettare tutto in un fantomatico “campeggio della memoria” è assurdo e anche parecchio squalificante.
Infine, non viene tenuto minimamente conto del punto di vista del ragazzo. In primis, il reale interesse. Quanti dei partecipanti, secondo voi, hanno scelto di loro spontanea volontà, di prendere parte a questi corsi? Quanti sono stati invitati, coinvolti, convinti, spinti, sottilmente minacciati o proprio costretti dai loro genitori?
Già solo questo ti fa capire quanto un ragazzo potrà mai essere libero di imparare o consapevole in questi casi.
Inoltre: sei davvero sicuro che sia pronto per lavorare in questa direzione? Certo, questo non significa che dovrai essere seduto di fianco a lui per sempre, ma che quello che gli viene proposto e che gli si chiede deve rispettare SEMPRE i suoi modi e i suoi tempi. Cosa impossibile se viene fatta un’attività TOTALMENTE di gruppo.
Il problema sta a monte.
Questi corsi intensivi, seminari da un week end e full immersion per ragazzi che vedete in giro, sono dei tentativi mal riusciti e pericolosi di duplicare un modello pensato per gli adulti.
Quello dei corsi di strategie d’apprendimento che esistono da anni e che hanno dato vita a centinaia di “relatori” che ora si improvvisano pedagogisti.
Perché questo è.
Non puoi pensare di affiancare l’apprendimento di un ragazzo, a qualsiasi livello, se non hai competenze di pedagogia o psicologia.
Chi se ne frega se sei il super esperto di memorizzazione o comunicazione: quante ore hai fatto a tu per tu, lavorando con bambini e ragazzi?
Se la risposta è meno di 15.000, che sono quelle che grossomodo abbiamo alle spalle io, Alessandro e Paola, allora lascia perdere.
Evita.
Fai altro.
Perché rischi di fare danni.
Perché non sai minimamente, ad esempio, come gestire la sfera emotiva di un bambino o di un adolescente, che sull’apprendimento influisce moltissimo: le problematiche che incontra, l’ansia, le paure e l’ insicurezza; figurati poi se ha difficoltà d’apprendimento.
Che fare, allora?
- Innanzitutto, non credere a chi ti dice cosa tuo figlio è in grado di fare o non fare. Se una persona – senza peraltro nessuna competenza in materia – ti dice che ha “problemi di memoria”, tu NON DARLE ASCOLTO! Non credere quando ti mettono queste “pulci nell’orecchio” per giustificare il fatto che non sanno fare il loro lavoro.
Ho visto cosiddetti “formatori” cacciare via ragazzi in malo modo dall’aula mortificando loro e i genitori semplicemente perché non erano in grado di gestirli.
- Poi, inizia a ragionare sul fatto che il lavoro con l’apprendimento – a maggior ragione con chi ha difficoltà – non può MAI dipendere solo da qualcosa di “esterno”.
Che sia un metodo, una strategia o uno strumento come il lettore vocale: non servirà a nulla se non è accompagnato da un lavoro profondo sulla persona, tagliato su misura su di lei, le sue convinzioni, le sue abilità e peculiarità.
- Infine, smettila di cercare scorciatoie.
E’ inutile che ti lamenti tutto l’anno perché devi passare interi pomeriggi con tuo figlio sui compiti o perché non è autonomo e poi pensi di risolvere tutto con 4 o 5 giorni di “metodo sotto le stelle”. Non funziona. Non ha senso. E’ una perdita di tempo e di soldi.
E ti fa passare per credulone.
Vuoi davvero cambiare le cose? Devi darti da fare. Ci vogliono tempo, costanza e impegno; non a caso il nostro percorso per genitori W LA DISLESSIA™A CASA TUA! dura un anno, non certo un week end.
Perché i risultati possono arrivare subito, ma hanno bisogno di:
- Costanza;
- Applicazione;
- “Digestione” (sì perché alcuni argomenti li devi proprio assimilare ad un livello più profondo).
Ed è impensabile fare un lavoro così approfondito facendo da spettatore passivo, mandando in avanscoperta tuo figlio, spendendo soldi e poi lamentandoti perché non funziona! E allo stesso tempo è impensabile farlo se ci sono degli incompetenti a guidare tuo figlio.
Non funziona per forza! Se tu di pari passo non lavori su di te, non puoi pensare che arrivi il santone di turno con la bacchetta magica a toglierti i pensieri.
Solo con un impegno (che non significa necessariamente fatica) da parte di tutti si può costruire in maniera sensata un “EDIFICIO DELL’APPRENDIMENTO” con basi solide, muri resistenti e un tetto che non fa acqua da tutte le parti.
Si chiama AMBIENTE e quello… DIPENDE DA TE!
“Non c’è dubbio che è intorno alla famiglia e alla casa che le più grandi virtù della società umana si creano e si rafforzano.” – Winston Churchill
Alla prossima puntata