Qualche tempo fa, insieme a Valentina e Paola, eravamo in riunione di lavoro su skype con Piernicola De Maria.
Se non conosci Piernicola, ti risparmio la ricerca dicendoti che è l’ideatore del metodo SIMPNESS, l’autore del libro Efficacia Personale (a proposito se vuoi lo trovi a questo link: http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__efficacia-personale-piernicola-de-maria.php?pn=5552), il Co-Autore del Podcast #1 in Italia Business Caffeina, e un imprenditore e consulente molto seguito, con clienti in Italia e all’estero.
Ebbene, in questa chiacchierata, mentre stavamo parlando di tutt’altro, lui se ne esce con una frase del genere: “pensa che a 35 anni, mentre stavo facendo un appuntamento su skype, la persona con cui stavo parlando mi dice che dovevo per forza avere un deficit d’attenzione!”
Lui l’ha messa giù come battuta, ma andando avanti con la chiacchierata ovviamente tutti i “segnali” erano presenti:
– Mentre parla non riesce a stare fermo;
– Per ascoltare ha bisogno di fare altre cose in contemporanea;
– Se non le fa si distrae.
Infatti, è molto divertente conversare via skype con Pier, perché in pochi minuti ti fa una panoramica di tutta la sua casa, visto che si muove con il suo computer in mano.
Sapendo poi il lavoro che facciamo in W LA DISLESSIA!, si limitava anche secondo me, ma soprattutto faceva delle cose in maniera più consapevole e questo per me e per lui era motivo di studio.
Io trovo estremamente utile e anche divertente vedere che una persona mi dona attenzione, facendo dell’altro per riuscire a stare concentrato.
A guardare dall’esterno quante cose sa, fa e conosce, nessuno penserebbe di mettergli l’etichetta di persona “disturbata” nell’attenzione.
Il segreto è che Piernicola ha imparato sin da piccolo come “gestire” questa caratteristica con una strategia che gli permette di rimanere attento: LA COMPENSAZIONE!
Ovvero usa la sua energia, che se imprigionata lo farebbe distrarre, per muoversi e riuscire a mantenere il “controllo” di quello che realmente gli interessa.
Poi volete mettere parlare con un professionista affermato, che si beve il the o la tisana, che se la prepara e nel frattempo fa i chilometri in casa propria? Direi che non ha prezzo. (beh in realtà ce l’ha, ma quello è un altro discorso… hihihi).
La parte folgorante e credo più utile per tutti però credo sia stata la frase con cui ha concluso il momento in cui mi spiegava come si è sentito quando ha appreso di avere questo deficit.
“Quando ho scoperto di avere questa ADHD mi sono detto: CHE CULO! Pensa se l’avessi saputo a 10 anni, quante etichette mi avrebbero appiccicato addosso! Invece ero solo un bambino molto intelligente che non riusciva a stare fermo”.
Ecco quello è il passaggio fondamentale: anche se viene chiamato “disturbo” dell’apprendimento, questa è una semplice caratteristica o modalità di ragionamento che alcune persone hanno.
Caratteristica che ha fatto sì che a capo di aziende e multinazionali ci siano spesso persone che ammettono soavemente di essere dislessiche, di avere problemi di attenzione, etc.
La loro fortuna è stata quella di imparare presto come “gestire” questa caratteristica per ottenere risultati, senza mettersi addosso una “etichetta” invalidante.
Lo “stile” di apprendimento si può potenziare o modificare (e in W LA DISLESSIA! facciamo questo ogni singolo giorno), l’etichetta invece non perdona!
Il passaggio dal disturbo al “suo figlio disturba tutta la classe” oppure “è sempre lui a fare…” è velocissimo! E il rischio è di invalidare sin da piccoli dei bambini che invece hanno un ENORME potenziale.
Richard Branson (creatore di Virgin), Jim Carey (il famosissimo e geniale attore), Michael Phelps (oro olimpico), Justin Timberlake (il cantante), Jamie Oliver (il famoso cuoco e star), Erin Brokovich… e centinaia di altre persone di successo, sono “in teoria” affette da ADHD.
Ma la cosa non sembra averli limitati.
Ma che cos’è questa ADHD?
“L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è l’acronimo inglese comunemente usato per indicare il Disturbo da deficit di attenzione e iperattività. L’ADHD è un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da incapacità a mantenere attenzione prolungata, da impulsività e iperattività.”
Bene questa è la definizione, che già a una prima lettura credo possa terrorizzare i genitori. Se si va avanti si trovano frasi come “L’ADHD è un vero PROBLEMA, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un OSTACOLO nel conseguimento degli obiettivi personali. E’ un problema che genera SCONFORTO e STRESS nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino.”
Già in questa seconda parte della definizione si nota come si tenda a voler passare il bambino come un problema per gli altri, anzi prima ancora come un problema. E lo sconforto lo vivono solo genitori e insegnanti. Senza considerare che stress e sconforto lo vive in prima persona il bambino!
E, soprattutto, nel momento in cui parli di un individuo come un problema, beh il gioco è fatto! ETICHETTA creata e tanti saluti all’autostima. Dopo si diventerà impegnativo tirarlo fuori dalla buca. PURTROPPO!
Con questo non intendo assolutamente sminuire le difficoltà a cui vanno incontro le famiglie, anzi, ogni giorno vediamo casi veramente impegnativi, ma con costanza e il lavoro coordinato di scuola-famiglia-ragazzo e professionista arrivano risultati impensabili.
La storia di Pier mi fa venire in mente che lui INCONSAPEVOLMENTE ha sempre messo in atto dei comportamenti COMPENSATIVI, che gli hanno fatto “bypassare” il problema e, probabilmente, è vissuto in un ambiente in cui il fatto che tendesse a muoversi non era COSTANTE motivo di LAMENTELA o SGRIDATA.
Così facendo è riuscito non solo ad avere successo a livello scolastico, ma a diventare anche uno studioso accanito delle sue materie di competenza e pure un professionista straordinario nell’insegnare agli altri strategie di successo.
Lui non lo sa, ma durante tutto il suo seminario io, oltre ad ascoltare con totale attenzione, osservavo quanto si muovesse sul palco e notavo nel dettaglio che nel momento in cui stava troppo fermo la sua attenzione un po’ lo abbandonava..
Però gli bastava fare due passi sul palco e muoversi per ricentrarsi al mille per cento: si chiama STRATEGIA di COMPENSAZIONE! Agli altri non crea fastidio, anzi crea dinamismo, a lui serve per trasmettere con grande EFFICACIA e SEMPLICITÀ.
La parola chiave è proprio COMPENSARE: un ragazzo iperattivo per esempio si muove molto mica per disturbare, si muove perché il suo corpo ha bisogno di muoversi. Se lo si costringe a stare fermo immobile, di sicuro non sta più attento.
Se a casa notate che stacca spesso mentre fa i compiti, significa che ne ha bisogno e per aiutarlo a essere più concentrato, serve accompagnarlo per gradi. Di sicuro l’imposizione non serve.
Una delle maniere più efficaci che io conosca per aiutare un bambino iperattivo o con un disturbo dell’attenzione è quello di farlo entrare nel mondo delle regole. Se riuscite a trasmettergli con semplicità l’importanza delle regole, diventa di sicuro più semplice tutto il resto. Ad esempio noi in W LA DISLESSIA! usiamo i giochi in scatola per “insegnare” le regole, senza imporle. Ogni gioco ha delle regole, se un bambino le accetta nel gioco, diventerà più facile per lui comprenderle fuori. (in questo articolo ho parlato di regole: https://www.wladislessia.com/i-bambini-hanno-bisogno-di-regole/ )
L’altro strumento compensativo per eccellenza è l’ambiente: la famiglia è il luogo dove una difficoltà può essere rimpicciolita oppure ingrandita! Vuoi aumentare stress e tensione? Semplice: RICHIAMA e RIMPROVERA in continuazione!
Per questo motivo, alla base dello sviluppo educativo di un individuo DEVE esserci un costante lavoro su di sé da parte dei genitori. A maggior ragione se i figli sono impegnativi.
Nella nostra esperienza peraltro, abbiamo notato che ogni volta che la famiglia decide di lavorare seriamente e di mettersi in gioco, i risultati aumentano esponenzialmente.
Se poi, oltre al lavoro di genitore, anche la scuola decide di fare lo stesso e di trovare strategie alternative, beh il gioco è fatto! Ma siccome non posso decidere per gli altri, ma solo per me stesso, se io fossi al posto tuo partirei da te stesso.
Spesso ci chiedono quale sia la chiave del nostro successo con i ragazzi ed è davvero difficile trovare una risposta e gratis ancora di più. 🙂
Scherzi a parte il primo segreto per noi è mettere al centro di tutto la PERSONA! Noi lavoriamo con le persone, non con le etichette o le diagnosi. Ogni persona è diversa dall’altra e ogni persona merita di essere trattata da tale.
Se lavorassimo sulla base dell’etichetta con cui spesso i ragazzi arrivano da noi, beh credo avremmo chiuso da tempo.
Metti tuo figlio al centro del suo processo di crescita, evita l’etichetta che porta solo giudizi, evita di rapportarti a lui solo come studente e soprattutto pensa a cosa vorresti per lui, non in termini quantitativi (voti), ma in termini qualitativi (emozioni che vuoi che viva).
Grazie di cuore a Piernicola De Maria che mi ha permesso di raccontare una bella storia e a cui suggerisco un paio di straordinari ritrovati tecnologici nati proprio per rendere disabile chi non lo è: la bici/banco e l’anello anti ADHD.
Della bici banco ho parlato diffusamente in un altro articolo, puoi leggerlo cliccando qui: https://www.wladislessia.com/adhd-allora-vai-a-scuola-in-bicicletta/
Se hai domande specifiche sugli argomenti che stiamo trattando contattaci tranquillamente, anche qui nel nostro blog.
Se vuoi vedere altri articoli o entrare anche in maniera divertente nel mondo delle difficoltà di apprendimento, dell’apprendimento o della comunicazione tra genitori e figli ti aspettiamo nel nostro gruppo W LA DISLESSIA: https://www.facebook.com/groups/721839084626445/
“Chi ha voglia di rovinare gli uomini deve solo permettere loro tutto.” – Napoleone Bonaparte
A presto!