“TU SI’ CHE SEI UNA MAMMA FORTUNATA!”
Molto spesso sento dire ai genitori che seguiamo che sono fortunati, oppure che la loro storia è facile o più facile di quella che stanno vivendo in prima persona.
Invece ogni persona ha una storia, ha un vissuto che può portare a prendere decisioni importanti. Ogni persona può aver vissuto una sofferenza, anche se apparentemente non si vede.
Così oggi ti voglio raccontare la storia di una mamma che dire importante è dire poco.
La storia di una mamma coraggiosa e che ha deciso di prendere in mano la sua vita, per poter davvero aiutare suo figlio.
E’ così bella che lascio che te la racconti in prima persona. Sarà un lungo racconto, ricolmo di emozioni. Buona lettura.
LA PRIMA DECISIONE IMPORTANTE: MI CURO DI MIO FIGLIO
“Appena ho scoperto di essere incinta di Marco, anche se lo desideravo tanto, ho subito pensato che non potevo andare avanti con questa gravidanza viste le condizioni emotive in cui ero. Infatti, ero ancora immersa in un forte esaurimento e prendevo farmaci potenti, che avrei dovuto sospendere immediatamente per portare avanti la gravidanza. Avevo paura, ma l’ho fatto perché tenevo troppo a quel bambino che stava crescendo in me. Non posso dire che sia stata una gravidanza “normale” è stata una continua paura. Paura per tutto!
Per mio figlio perché avevo paura che i farmaci che avevo preso per un periodo gli avessero fatto male.
Per me perché senza farmaci avevo la testa completamente in tilt. Era un inferno e allora, per sopravvivere, parlavo con lui, gli dicevo << amore mancano ancora parecchi mesi, ma dobbiamo resistere fino alla fine>>
Ma la mia domanda era sempre a come sarebbe stato e non riuscivo ad immaginarlo come avevo fatto con la nascita di Davide. E poi stavo solo con mio marito e mio figlio, perché molte altre persone mi tenevano alla larga e sembrava quasi che Marco non fosse gradito. A quel punto iniziava un grande senso di colpa, perché pensavo che per colpa mia il bambino non sarebbe stato accettato.
Io ovviamente prima ero seguita da un medico, poi sono stata da almeno due psicologi, mollandoli tutti perché non sentivo di essere capita ed in più hanno fatto degli errori molto gravi che per anni mi hanno condizionato. Per questo motivo dico sempre di affidarsi a persone competenti e di non accontentarsi, ma chiaramente al tempo non lo sapevo, ero completamente avvolta nei miei problemi.
Il mio esaurimento era forte, legato a problemi con la mia famiglia d’origine, ma soprattutto legato al fatto che per troppo tempo io non consideravo me come persona di valore. Era come se non avessi mai staccato il cordone ombelicale dai miei genitori.
Per fortuna la gravidanza, anche se con fatica, proseguiva tutto sommato bene e Marco arrivò a far parte della nostra vita. Chiaramente appena lo vidi che era bello e perfetto mi rincuorai, anche se… non dormivo in ospedale perché dentro di me temevo che avesse qualcosa che non andava. Non mi fidano più di nessun medico. Avevo paura! Tanta. Troppa.
Poco per volta, anche con la conoscenza di una professionista esemplare che aveva iniziato a farmi dei massaggi, venni fuori da quell’inferno di paure. La decisione di non prendere i farmaci l’ho conservata anche dopo la gravidanza, anche se era faticoso, visto che continuavo a sentirmi uno schifo.
Nonostante questo passavo le mie giornate con Marco cercando di proteggerlo, ma anche cercando in qualche modo di essere protetta da lui, anche se era così piccolo. Non che con Davide non fossi dolce e coccolona, ma qui ne avevo un bisogno maggiore!
Gli stavo vicino e lui stava vicino a me e fino alla scuola materna tutto andò perfettamente. Mi ascoltava, magari la sua timidezza mi aiutava a tenerlo sotto una campana di vetro e mi sembrava il modo giusto di crescerlo.”
INIZIA LA SCUOLA ED INIZIANO PENSIERI DIVERSI
“Alle elementari non c’era nessun tipo di problema: lui ascoltava, si impegnava, io gli stavo SEMPRE accanto. Andava d’accordo con le maestre, loro credevano nelle sue capacità. Faceva sport, stava con gli amici. Insomma: un sogno!
Anche perché era impossibile litigare con Marco. Eravamo d’accordo su tutto.
Ero soddisfatta perché ero riuscita a portare a termine la gravidanza avevo tolto i farmaci sono riuscita con tanta fatica a ritornare a galla con l’aiuto dei massaggi che mi hanno tanto aiutata… ma notavo che c’era ancora l’ansia, la paura di cadere di nuovo e altre paure che non erano mai sparite, ma nascoste in fondo in fondo.
E avevo la gigantesca paura di deludere la mia famiglia è questo non mi faceva star bene. Qualche anno dopo Alessandro Rocco di W LA DISLESSIA (di cui parlerò di più dopo) mi fece fare un esercizio sulle paure <<sono stupide paure>>, mi disse. E me le ha fatte scrivere TUTTE. Mi aiutò tantissimo!
Mi ricordo una delle prime frasi che mi ha detto:
Tu hai abbandonato la vita per un periodo per i fatti che ti sono accaduti . Non volevi vedere più niente, eri stanca mentre la vita è preziosa e va vissuta e affrontata.
Questa frase come tante altre la tengo sempre dentro di me.”
IL DISASTRO DELLE MEDIE
Quando Marco cominciò le medie subito andava bene.
Poi, quando ha avuto un calo in qualche materia, ha cominciato ad avere paura di me e delle mie reazioni. In più certi professori non lo ascoltavano, non lo capivano e lì cominciò il suo incubo! Io, se non fosse sufficiente quello che già viveva, da parte mia peggioravo la situazione urlando e non credendogli mai.
La sua risposta era raccontarmi bugie e questa era la situazione. Ma non potevo andare avanti così, ma soprattutto non poteva Marco, così a circa metà della terza media mia amica mi indicò W LA DISLESSIA!
Marco non era dislessico, ma a scuola faceva comunque tanta fatica.
Ricordo, come se fosse oggi la telefonata con Paola Saba (sì al tempo non c’era Elena al telefono). Le spiegai la nostra situazione e senza pensarci presi subito appuntamento.
A quel primo appuntamento ci siamo presentati io, mio marito Enzo ed il nostro Marco. In quella stanza c’era Valentina Conte, di cui Marco si è subito letteralmente innamorato.
Il ragazzino timido e riservato era quasi catturato da Valentina, che lo faceva parlare con naturalezza. Lui si sentiva finalmente ascoltato e subito aveva deciso di aprirsi (ovviamente con i suoi tempi eh, pur sempre un maschio rimane…).
Alla fine di quell’ora gli occhi di Marco brillavano, anche perché aveva ricevuto un piccolo esercizio da fare.
Purtroppo quegli insegnanti non cambiarono mai opinione su di lui, quindi Valentina subito ci disse che bisognava lasciare Marco tranquillo almeno a casa. Quindi dovevo io cambiare atteggiamento… E mi sembrava sempre facile quando me lo dicevano, ma poi a casa…
Urlavo e strepitavo. Piangevo e mi arrabbiavo. E lui si inventava i voti e mi continuava a raccontare balle. Strano no?
Il punto era che dovevo cambiare io, io quando portavo Marco e lo vedevo uscire contento, continuavo a ripetermi che bello che è qui. Mi piacerebbe ci fosse anche per me di simile… Vorrei anche io migliorarmi perché così non lo aiuto di certo!
Ma rimanevano parole o buoni propositi che regolarmente andavano in frantumi al primo voto negativo.”
IL PUGNO SULLO STOMACO: QUANDO HO INIZIATO A FARE SUL SERIO
“Valentina seguiva Marco alla grande, lui era contento, ma mi rendevo conto che dovevo cambiare io atteggiamento, altrimenti non saremmo mai andati da nessuna parte e mi veniva fatto notare sempre.
Un giorno però Valentina mi ha fatto un imboscata e mi sono trovata in una stanza con lei ed un tizio che non conoscevo: tale Alessandro Rocco.
Cominciai a preoccuparmi quando ho visto Valentina sedersi molto vicina a me e dopo alcuni saluti e chiacchiere iniziali, quel tizio se ne uscì con
Tu vuoi far scappare tuo figlio di casa?
Alessandro era partito leggerino, tanto leggero che mi sembrava di aver preso un pugno nello stomaco. Ma caspita: aveva ragione!
Non ricordo nemmeno cosa ho risposto, ma sono certa che in quel momento preciso è iniziato il mio percorso.
E nel mio percorso, quasi mai si parlava di Marco, ma si parlava di me. Devo anche dire che ogni tanto mi sembrava strano quello che mi diceva, come quando mi ha detto
Paola devi iniziare a dire di no agli altri.
E poi
Paola piantala con lo stare sempre immersa nella scuola.
In poche parole dovevo iniziare a prendermi cura di me e per farlo dovevo imparare a dire di no, per non sembrare una persona debole a cui andava sempre bene tutto. Che poi non mi andava bene, ma soffrivo in silenzio (altra cosa di cui non mi ero resa conto).”
IL MIO PERCORSO: DIPENDE DA TE
“Gli appuntamenti con Alessandro (uno ogni 2 settimane) non erano di certo una passeggiata, anzi un giorno gli dissi che non è facile mettersi davanti a lui e sai di non avere scelta. In fondo se vuoi il bene di tuo figlio o fai così o fai cosi, anche se alle volte mi veniva voglia di scappare. Oppure mi offendevo per quello che mi faceva notare. Oppure succedeva che a volte piangevo perché mi sentivo messa alla prova. Ma mai giudicata e questo faceva la differenza.
Poi però mi rendevo conto che ogni volta avevo maggiore chiarezza e, anche se a volte fa male perché vedi tutti i tuoi errori, sentivo che era la cosa giusta da fare.
Pensa che un giorno Valentina mi chiese come stava andando con Alessandro e io in risposta so che le dissi <<oddio Valentina mi sento la testa tutta sotto sopra>> ma la sua risposta fu <<bene allora sta funzionando>>
A parte pensare per un attimo che questi sono tutti matti, mi rendevo conto che il vero cambiamento era questo: fare cose scomode.
Credo che per 2 anni non ho perso mezzo appuntamento di W LA DISLESSIA:
- SERATE GENITORI;
- WEBINAR;
- PERCORSI GENITORI;
- IL CORSO DEL 2016;
- IL CORSO DEL 2017
E di sicuro non mi perdo quello di Aprile di quest’anno sul lago di Garda!
Per me anche partecipare ad una serata era fondamentale: crescevo, anche se alcune cose ormai le conoscevo a memoria.
E poi leggevo tantissimo!
E più cambiavo io e più cambiava la mia famiglia.
Ad un certo punto Enzo ha iniziato a fare i corsi con me, ma il momento di più grande stupore è arrivato quando mio figlio più grande, Davide, ha deciso di fare degli appuntamenti in W LA DISLESSIA, nonostante lavorasse e non avesse a che fare con lo studio.
Il cambiamento era contagioso. Ed in uno degli incontri di Davide con Alessandro è emersa la sua insoddisfazione per il suo lavoro ed ha deciso di cambiarlo, facendo una cosa che mi ha spaventato molto.
Si è trasferito in Danimarca ed ora, mentre stai leggendo questo articolo, probabilmente siamo con lui (abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno assieme). Anche questa esperienza mi spaventa molto, ma sono così felice di saperlo finalmente soddisfatto che riesco ad accettare il fatto che non è con me ogni giorno.”
GRAZIE MARCO!
“Quanto mi sono accorta del valore di quello che stavamo facendo ho preso Marco e l’ho ringraziato perché senza le sue difficoltà non avremmo mai potuto vedere un cambiamento così bello nella sua vita.
Sono rinata ed anche la mia famiglia.
E le cose non sono cambiate subito: Marco è stato bocciato in prima superiore e poi di nuovo in seconda. Ma proprio lì ho capito l’importanza di applicare davvero quello che ho imparato.
Ed infatti Marco è ripartito e quest’anno avrà la maturità e… sta pensando all’università, in barba a quelle splendide insegnanti delle medie.
Altra frase di Alessandro:
Per fare qualcosa di diverso a volte sei costretto a fare qualcosa che ti pesa. Ti pesa, ma sai che devi farlo!
LE DOMANDE DI ALESSANDRO
<<Hai un sogno Paola? >>
“Sì che i miei figli trovino la loro strada, era la mia risposta…”
<<Ma io dicevo a te Paola. Hai un sogno tuo?>>
“E lì mi rendevo conto che non sapevo neanche cosa volesse dire sognare pensare per se stessi. Mi sembrava una cosa così egoistica.
Eppure ho iniziato a lavorare sui miei sogni, magari anche banali. Ho ricominciato a leggere. Ho iniziato a studiare. Ho organizzato dei viaggi con le mie amiche.
Ho preso in mano la mia vita!
Ripeto: non è mai stato facile. Alessandro mi metteva le cose in un modo a volte durissimo, ma sempre comprendendo chi aveva davanti. Per questo riuscivo ad applicarle.
Se non avessi deciso di partire da me e dal volermi di nuovo bene, non avrei mai potuto conoscere i miei figli e scoprire che potevamo vivere in un modo diverso e più bello di prima.
“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” non è una frase fatta: dobbiamo essere noi genitori a metterci in gioco. Dipende da noi e, se non troviamo la strada da soli, servono persone preparate che possono indicarci la via.
Ho sofferto molto tra , ma ho avuto il coraggio di non fermarmi e di non lasciarmi travolgere dalla paura.
Ho conosciuto molti strumenti, ma soprattutto ho ri-conosciuto me!
Qualche tempo fa una persona che notò il mio cambiamento mi disse di guardare una foto prima e una dopo il percorso e di guardarmi bene il viso gli occhi: <<scoprirai che prima eri spenta, senza luce, mentre ora si vede la vita.>> Era vero!”
E GRAZIE W LA DISLESSIA (e Alessandro)
“Alessandro è per me una persona un maestro eccezionale e lo ringrazierò per sempre perché, assieme a w la dislessia, mi ha restituito la mia famiglia dove senza accorgermene stava andando tutto a rotoli.
Ma non è facile cambiare e neppure scontato.
Ricordo altre mamme che si lamentavano come me dei figli e della scuola, ma non hanno preso in mano la situazione e dopo 5 anni continuano a lamentarsi della scuola e dei figli.
Però mi dicono che sono fortunata… Non sono fortunata: io mi sono impegnata tantissimo e continuo a farlo!”
MA SOPRATTUTTO GRAZIE PAOLA!
Riprendo la parola per un attimo per dire una cosa importantissima e che ho detto a Paola prima di dirle di raccontarci di lei:
Paola è stata la prima mamma che ha iniziato un percorso con me in W LA DISLESSIA. Avevo fatto tanti corsi, avevo fatto tanti percorsi, ma lei è stata la prima persona a fidarsi ciecamente di me (anzi di tutti noi).
Parlo di più di 5 anni fa e posso dire che senza di lei, tutto quello che ora tu stai godendo (gli articoli, i percorsi per genitori, i corsi per genitori, i libri, i video su YouTube, il podcast, il gruppo W LA DISLESSIA! su Facebook) NON ESISTEREBBE.
O almeno non sarebbe mai nato così velocemente.
Lei è stata la prima mamma che ho iniziato a seguire e… ancora continua ad impegnarsi come il primo giorno.
Paola non è fortunata.
Paola è l’esempio che ogni genitore in difficoltà dovrebbe seguire.
Dalla sofferenza ha tirato fuori un capolavoro, esattamente come puoi fare tu o può fare tuo figlio.
“Il lavoro duro paga nel lungo periodo. La pigrizia paga sempre subito.” – Anonimo
A presto!