Ci sono cose che ho potuto comprendere a fondo solo da quando è nato il mio piccolo Edoardo, che in questi giorni ha compiuto il suo primo anno.
Avere un figlio è un vero atto di fede e credo che, soprattutto in questo periodo, serva molto coraggio.
Fede (o fiducia se ti piace di più) che devi avere nei confronti di tuo figlio, ma anche nei tuoi confronti, perché si sbaglia in continuazione, ma non bisogna smettere di fare per paura che possa succedere qualcosa.
Coraggio perché un figlio mette in discussione ogni tipo di equilibrio (sia all’interno della famiglia, sia all’esterno) e ci vuole l’impegno ad andare avanti nonostante le difficoltà che possono nascere.
Però ci sono delle cose che quando capitano aprono una panoramica di emozioni e di riflessioni infinita.
Se hai un figlio e stai leggendo questo articolo mi puoi confermare che ci sono dei passaggi che aspetti con impazienza e quando capitano poi ti si apre il cuore.
Per me che sono papà, ad esempio, i primi mesi sono stati molto impegnativi perché mi sentivo letteralmente INUTILE!
Inutile perché l’unica persona fondamentale, essenziale, insostituibile era la mamma (non che le cose poi cambino granché, ma in quei primi mesi si nota ancora di più).
Nel mio caso era frustrante non sapere mai quale fosse la cosa giusta da fare!
Banalmente come lo devo tenere in braccio? Come posso evitare che pianga? Come posso consolarlo?
Poi le cose migliorano e ti senti all’improvviso “esperto” rispetto a tutti gli amici che ancora un figlio non ce l’hanno. Anzi i papà si “bullano” di questo raccontando quante cose hanno imparato (credo sia un comportamento più maschile per dimostrarsi di avere delle capacità).
Nel primo anno di vita di un bambino ogni genitore passa una vasta gamma di emozioni che vanno dalla gioia incontenibile all’odio profondo per tutta l’umanità, ma soprattutto si vivono dei passaggi quasi obbligati (tolgo il momento della nascita perché è assolutamente personale):
- SARO’ IN GRADO DI CRESCERLO?
- LE COLICHE!
- MI SORRIDE!
- PAPPE;
- MA I DENTI USCIRANNO?
- QUANDO DIRA’ “MAMMA”?
- GATTONA;
- SI ALZA IN PIEDI, MA QUANDO CAMMINERA’?
Non ci sono alternative. In un modo o nell’altro quelli sono i momenti.
In più, sempre nel primo anno, c’è il “ma quando dormirò di nuovo una notte intera?”, solo che su questo non voglio parlare troppo perché rischierei di farmi odiare profondamente, visto che Edoardo da diversi mesi dorme dalle 21 alle 9 circa (salvo quando sta male beninteso).
Lo so. Mi odi. Ma vai avanti ancora con la lettura e ti prometto che non ti dirò che mio figlio non piange quasi mai.
Ops scusa, torniamo a noi.
Gli 8 punti che ho elencato sono super importanti e puoi rivederti non solo come genitore nel primo anno di vita di tuo figlio, ma puoi anche vedere quanti spunti puoi avere nella crescita attuale di tuo figlio e, perché no, tua personale.
SARO’ IN GRADO DI CRESCERLO?
Dimmi che questa paura non esiste anche ora quando ti ritrovi a “lottare” con le difficoltà dei compiti per casa o quando non sai come aiutare tuo figlio.
Nelle prime fasi della vita di un bambino è inevitabile avere paura di sbagliare e… E’ assolutamente normale sbagliare all’impazzata.
Eppure i bambini crescono lo stesso e tu assieme a loro!
Quindi è normale avere questa paura ed è normale pensare di non poter essere all’altezza di un compito tanto impegnativo.
Quando cominci a darti addosso per le stupidaggini (o per i compiti, per la scuola, ecc ecc) ricorda che hai passato dei momenti molto più impegnativi e che li hai superati tutti quanti.
Anzi, grazie a quelli tuo figlio è con te.
LE COLICHE
Queste sono state oggettivamente la parte più impegnativa dei primi mesi perché il bambino piangeva apparentemente senza senso e sicuramente non si riusciva a trovare una soluzione per farle passare.
Sì certo ci sono i biberon speciali, i prodotti da dare, gli accorgimenti mentre poppa, ma non c’è nulla da fare: quando arrivano devi solo avere la pazienza che passino.
Però sono un “male” necessario perché stanno preparando il corpo del bambino ad un’ulteriore crescita.
Ma cosa puoi imparare dalle coliche? Ad avere pazienza ed a pensare che le cose possono cambiare se aspetti che passi qualcosa di impegnativo. Puoi anche imparare ad amare tuo figlio anche se istintivamente inizi a maledire il momento in cui hai deciso di metterlo al mondo…
Anche le difficoltà che tuo figlio sta affrontando dal punto di vista scolastico sono qualcosa che sembra insuperabile, ma ti accorgerai che con pazienza e competenze le cose possono cambiare.
Tutto passa!
MI SORRIDE E LE PAPPE
Finalmente come papà mi sono sentito importante. Mi sono anche detto più volte “faccio ridere e sorridere un sacco di persone, possibile che non ci riesco con il mio bambino?”. Domanda intelligente vero?
Capita mai a te di farti domande idiote come la mia?
Il sorriso per me è stato il primo contatto reale con Edoardo e il primo momento in cui ho detto tra me e me: “finalmente conto qualcosa”.
Un altro momento molto bello è rappresentato dalle facce che fa un bambino quando inizia lo svezzamento. Diciamolo pure: preferisce di gran lunga il latte, perché:
- È più comodo;
- E’ abituato e sa come si mangia;
- Riconosce il gusto.
Quei 3 punti sono basilari per te che leggi perché un sacco di volte non prendi delle decisioni importanti per l’educazione di tuo figlio perché “ho sempre fatto così” oppure “mi costa fatica”.
La pappa è il primo grande cambiamento nelle abitudini di un bambino.
Quando lavoro con i genitori mi rendo conto che ogni volta con loro vivo il momento PAPPA perché chiedo di fare delle cose SCOMODE, NON ABITUALI e che NON SONO RICONOSCIUTE.
A quel punto puoi decidere di tornare a fare quello che hai sempre fatto, ma non cambieranno i risultati che tu desideri invece cambiare, oppure puoi decidere di buttarti nella novità, ovviamente sapendo che ci sono dei tempi tecnici per adattarti alla novità.
W LA DISLESSIA!™ è spesso un momento di svezzamento per i genitori. E ti accorgi che il latte non è l’unica strada che hai a disposizione.
MA I DENTI USCIRANNO? E QUANDO INIZIERA’ A PARLARE?
Mi ricordo che per mesi ci siamo detti “a giorni butterà fuori i denti” perché c’erano tutti gli effetti abbinati: SBAVAVA, IRRITABILE, CACCA ACIDA (lo so fa schifo, ma te lo ricordo, qualora ti fossi dimenticato quegli splendidi momenti…).
E i nonni ci aggiungevano il carico: “vedrai che…”
E invece…
I denti sono arrivati un bel po’ dopo. Ne sono usciti 6 in una volta, ma non quando si pensava.
Per le parole invece diciamo che va tutto nella norma: MAMMA, PAPPA, PAPA’ e tutti i versi con i quali si fa capire benissimo.
Ma cosa ti serve di questo discorso?
Ti serve a capire che le aspettative non ti servono a nulla, perché tanto possono essere smentite nel giro di pochissimo.
So che è difficilissimo non averne, soprattutto con un bambino molto piccolo, ma non ti aiutano, se non a farti salire il livello d’ansia.
Pensa ai voti o ai risultati scolastici: quante volte ti credi delle fantasie che poi non vengono realizzate? Oppure quante volte ti dici “so già che non andrà bene la verifica” e succede esattamente quella cosa?
Le aspettative sono quasi sempre dannose.
Se ci credevo prima, da quando ho il mio piccolo lo credo ancora di più.
Ma guardati questo video per comprendere a fondo cosa intendo: ASPETTATIVE AHI CHE DOLOR
MA QUANDO CAMMINERA’?
Questo è il punto che sento più vicino perché il ricordo è proprio fresco di qualche giorno.
Tieni presente che il mio bambino si alza in piedi, appoggiato alle sedie o alle nostre gambe, già da quando aveva 7 mesi e quindi nella nostra testa avrebbe camminato presto.
Ma non era solo un’idea.
Tutti dicevano questo: nonni, pediatra, amici, conoscenti. Tutti che ci dicevano che avrebbe cominciato a camminare prestissimo.
Pensa che si è tirato in piedi quando ha iniziato a gattonare praticamente.
Ma il tempo passava. Ti ho pure appena spiegato che cosa succede con le aspettative, quindi mi sono messo velocemente il cuore in pace (e pure la mamma) e mi sono detto che avrebbe camminato quando si sarebbe sentito più sicuro e più tranquillo.
Anche qui una valanga di persone a dirci “mi raccomando non si deve spaventare altrimenti non cammina più”. Stupidaggini!
Un bambino fa le cose perché decide che è il momento.
E decide all’improvviso. Non ti da preavvisi. Non è che dice mamma facendo un mese di “m”, poi uno di “a”, poi ancora “m” e poi “a”.
All’improvviso dice MAMMA! E quando si accorge che ti piace la cosa lo dice un milione di volte.
Con il camminare è la stessa cosa:
- GATTONA;
- SI ALZA;
- SI SPOSTA TENENDOSI;
- CADE;
- SI ALZA;
- RIPROVA TENENDOSI;
- POI MANINE;
- CADE;
- MANINE;
- CADE;
- SI MOLLA;
- PARTE;
- CADE;
- RIPARTE;
- E’ FATTA!
E sabato sera, era il 29 Aprile, siamo arrivati da amici ed io per bullarmi un po’ l’ho appoggiato per terra per entrare in casa a manina e lui si è fermato immobile in piedi da solo e mi ha seguito camminando dopo.
Emozione indescrivibile per me!
Una cosa per noi adulti così banale come il camminare acquista un significato enormemente profondo quando a farla, per la prima volta, è un bambino. Se è il tuo non ne parliamo.
Di certo però non voglio parlarti solo della mia emozione, ma voglio rispondere alla domanda che sicuramente ti stai facendo: “Ok, bello e interessante, ma a che mi serve con mi figlio?”.
Per capire a cosa ti serve riguardati l’elenco puntato che hai letto qualche riga sopra e vedrai che lì dentro è nascosto uno dei principi fondamentali per l’autonomia: SBAGLIARE!
Hai capito benissimo:
PER ESSERE AUTONOMO DEVE SBAGLIARE.
Con l’errore deve avere la possibilità di vedere rispettati i suoi tempi.
Se hai un figlio dislessico o che ha qualche difficoltà scolastica in generale devi tenere presenti ogni giorno quei due punti: ERRORE e TEMPI.
Se vuoi che tuo figlio ottenga dei risultati e allo stesso tempo che siano frutto del suo lavoro e non solo del tuo o della ripetizione del tuo è fondamentale che tu comprenda che l’autonomia è esattamente come cominciare a camminare. Impegnativo e si barcolla.
Proprio per questo tuo figlio ha bisogno attorno di persone solide e non di mamma e papà che si spaventano ogni volta che tentenna con i passi.
Per intenderci: ci metto meno a mettere il bimbo in passeggino e muovermi, rispetto a camminare per manina con lui. Ma io non voglio che sia veloce ora, voglio che sia veloce un domani.
Vale lo stesso per l’autonomia: inizialmente avrai l’impressione che ci voglia di più, ma non è oggi il tuo obiettivo. Il tuo obiettivo è vederlo libero, responsabile ed autonomo tra qualche tempo.
Ma devi avere pazienza ed aspettare.
Devi avere anche il coraggio di accettare che cada.
Ma, SEMPRE, devi essere pronto a sostenerlo quando cade.
Attenzione!
Non lo devi prendere ogni volta che barcolla per paura che cada. A volte lo devi lasciare cadere e ti accorgerai che ti stupirà, trovando equilibrio da solo.
E se cade pazienza. Tu sei lì a sostenerlo.
Tutto il mio lavoro con i genitori alla fine è proprio questo:
Mi metto nella posizione di chi sostiene, ma non impedisce di cadere. Proprio qualche caduta al momento giusto permette ad un genitore di fare uno scatto di crescita notevole e che lo renderà libero. E, quel che più conta, renderai libero tuo figlio, che si sentirà sostenuto e non costretto.
Ho parlato della stampella in questo articolo, se ricordi, vai a rileggerlo o a leggerlo se l’hai perso: https://www.wladislessia.com/perche-tuo-figlio-dislessico-in-realta-e-un-disabile/
Un piccolo passetto alla volta ti farà generare un cambiamento unico.
Non è facile crescere.
Non è facile imparare.
Chi dice il contrario racconta balle.
Per crescere ed imparare bisogna fare fatica, ma che soddisfazione quando vedi i risultati e che soddisfazione quando senti che stai finalmente facendo la cosa migliore possibile per te e per tuo figlio.
“Passiamo i primi dodici mesi della vita dei nostri figli ad insegnare loro a camminare e a parlare, e i seguenti dodici anni a dire loro di sedersi e tacere.” – Phyllis Diller
A presto!