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Buongiorno, oggi parliamo di cinema!

Ti avverto: conoscendomi, alla fine di questo articolo non basteranno due ore di Masha e L’Orso per risollevarti il morale; ma tant’è…

Oggi parliamo di cinema: “e che cinema!” direi, visto che sembra essere IL FILM universale, da vedere in ogni scuola, associazione, convegno, occasione in cui sia presente almeno un DSA.

Oggi parliamo di “Stelle sulla terra”.

Cominciamo la nostra analisi dalla regia.

Sorvoliamo sulla parte tecnica: non serve essere Federico Fellini per accorgersi che i personaggi sono tutti stereotipati, la trama è piatta e il finale prevedibile, in pieno stile Bollywood.

Fondamentalmente, fa un po’ schifo.

Ma va beh, questo possiamo anche perdonarlo: pure Cenerentola sappiamo tutti come va a finire, eppure la guardiamo lo stesso.

Alla fine, l’importante è la morale, l’insegnamento, il messaggio educativo che vogliamo trasmettere ai ragazzi, no?

E allora vediamolo insieme, questo messaggio, visto che questo film sembra piacere a qualcuno così tanto da proporne la visione in tutte le scuole.

Breve riassunto: Ishaan, il protagonista, è un bambino di otto anni con grandi difficoltà a scuola. I genitori non ne vengono a capo e decidono di iscriverlo in un collegio dove in realtà non cambia nulla finché non arriva il nuovo maestro d’arte con un nome troppo lungo da scrivere.

E’ lui ad accorgersi che Ishaan è dislessico e (magia!) gli insegna a leggere e a scrivere con risultati straordinari, gli fa terapia familiare spiegando al papà – che, scusate, ma viene presentato come un cretino – cos’è la dislessia e gli fa vincere il secondo posto ad una gara di disegno, il tutto senza mai smettere di cantare neanche fosse “The Voice”.

Visto che – evidentemente – non è l’amore per il grande schermo a far scegliere questo film, vediamo qual è il vero motivo per cui ad alcuni genitori piace così tanto:

1. Il protagonista è sfortunato, incompreso e scoraggiato, ma NON REAGISCE.

E’ un bambino buono, tranquillo, silenzioso: il figlio che ogni genitore – sulla carta – vorrebbe avere.

Gli insegnanti non lo capiscono e non lo aiutano, il padre lo rimprovera e lo umilia e lui: niente.

Non una sola reazione.

Giusto un piccolo tentativo di fuga, subito rientrato; non una porta sbattuta, un pugno sul tavolo, un “vai a quel paese” in lingua hindi.

Niente.

Ora: è pur vero che molti bambini reagiscono alle difficoltà chiudendosi a riccio (e questo è lecito), ma un minimo segno di risentimento, da qualche parte, viene sempre fuori.

La realtà è che Ishaan è un personaggio intelligentemente studiato a tavolino: è un bambino che non si può non amare o, quantomeno, con il quale nessuno se la può prendere.

Ma Ishaan NON E’ LA DISLESSIA. O quantomeno, non solo.

La dislessia sono i pianti all’uscita da scuola, la rabbia contro gli insegnanti, le urla e i litigi con i genitori, perfino i banchi scaraventati contro il muro esasperati da un insegnante che si ostina a non voler capire.

Mi piacerebbe davvero tanto dirti che il problema sta tutto nel non riuscire a leggere in modo abbastanza corretto o rapido, ma NON E’ COSI’.

La dislessia è molto, molto di più.

2. Sempre per strappare qualche altra lacrima al tuo istinto di protezione come genitore, Ishaan è OVVIAMENTE preso di mira e maltrattato dagli altri bambini.
Ed ecco perfettamente descritto un altro stereotipo sulla dislessia: “mio figlio viene isolato per le sue difficoltà, perché è diverso dagli altri: non lo invitano alle feste, non lo coinvolgono nei giochi, è sempre da solo e bla bla bla…”. (vedi questo interessante video di Alessandro —-> VUOI LASCIARLO IN PACE?)

Ora: i compagni idioti esistono, i bulli pure e lungi da me dire il contrario.

Ma per ogni esempio di questo genere, potrei citarne alti 10 di ragazzi con difficoltà che vengono chiamati e coinvolti in ogni attività proprio perché SONO DIVERSI DAGLI ALTRI. Sono dislessici (disortografici, discalculici…) e sono simpatici, socievoli, esuberanti straordinariamente divertenti.

Ti sei mai chiesto se è DAVVERO la loro difficoltà il vero motivo per cui alcuni bambini fanno fatica a stare con gli altri?

3. Il protagonista ha UN SALVATORE: il maestro. Da un punto di vista narrativo è abbastanza comune e funziona, niente da dire.

Ma siamo ben lontani dalla realtà.

Non solo: la presenza di un SALVATORE fa sì che, inevitabilmente, ci sia qualcuno che DEVE ESSERE SALVATO.

E se non avesse incontrato il maestro, cosa sarebbe successo?

Ecco: a me l’idea che un dislessico debba essere SALVATO proprio non va giù.

Onestamente, sono anche stufa di leggere messaggi di pietismo, condivisioni di storie strappalacrime, ogni due per tre: “settimane della dislessia” “della sensibilizzazione” su una cosa o sull’altra e, come se non bastasse, pure le catene di Sant’Antonio che si sono evolute in “copia e incolla sulla tua bacheca”…

La vera “salvezza”, se proprio così la vogliamo chiamare, la fa l’informazione. L’informazione A TAPPETO: non un maestro “illuminato”, ma i genitori, i professionisti e gli insegnanti che continuano a parlare NON DI DIFFICOLTA’ ma di RISORSE – come fanno su W LA DISLESSIA – giorno, dopo giorno dopo giorno.

Vediamo un po’ cosa fa questo maestro (che per comodità e patriottismo d’ora in avanti chiameremo Salvatore) quando arriva a scuola.

  • In quattro e quattr’otto insegna ad Ishaan a leggere e a scrivere.

Non voglio neanche soffermarmi più di tanto su questo punto perché, se hai un figlio dislessico, sai benissimo come funziona. Conosci bene il tempo e la frustrazione che ci sono dietro e sai meglio di chiunque altro quanto siamo lontani dalla realtà.

Ciò non significa che Ishaan, come qualsiasi bambino dislessico, non possa imparare a leggere e a scrivere, ma di certo è un processo moooolto diverso da quello rappresentato in poche settimane e quattro scene in allegria.

E’ comunque un film, e quindi questa gliela lasciamo passare.

  • Andiamo avanti. Dopo aver saggiamente conquistato il cuore di Ishaan, Salvatore fa una bella lezione a tutta la classe su cosa sia la dislessia. E indovina un po’ a chi si ispira?

Leonardo Da Vinci!

Albert Einstein!

Abhishek Bachchan! (non chiedermi chi è)

Thomas Edison, Walt Disney, Agatha Christie…

Tutti dislessici, tutti geniali.

Bello, eh?

Sicuramente motivante, niente da dire.

Peccato che…

[Attenzione: SPOILER; ho una notizia per te e ti avverto: ci rimarrai male.

Se non sei pronto, interrompi qui la lettura.

Ci sei ancora? Bene.]

I dislessici NON SONO DEI GENI.

Tuo figlio NON E’ UN GENIO.

Ha il POTENZIALE PER ESSERE UN GENIO (come molti altri); il suo stile di pensiero è sicuramente intuitivo e creativo, ma a questo si devono aggiungere LA COSTANZA, LO STUDIO, LA PASSIONE, LA DEDIZIONE E L’ESPERIENZA, qualsiasi cosa faccia.

E’ l’insieme di tutte queste caratteristiche a fare di un uomo (dislessico o meno), un genio.

E sì, anche la scintilla.

Ma se non c’è legna da ardere, pensi davvero che un fuoco possa bruciare, anche se c’è la scintilla? 😉

Quindi, caro Salvatore, i dislessici NON SONO DEI GENI, non sono tutti Leonardo Da Vinci, Albert Einstein, Abhishek Bachchan, chiunque esso sia: sono simpatici, esuberanti, riservati, timidi, estroversi, antipatici, creativi, coraggiosi, pigri, volenterosi, ordinati, disordinati, vivaci e rompiballe (soprattutto quando sono adolescenti) ESATTAMENTE COME TUTTI GLI ALTRI.

La vogliamo smettere con tutti questi stereotipi e luoghi comuni?

Vuoi capirlo anche tu, Salvatore, che finché continuerà ad esistere “IL dislessico” continueranno ad esserci Piani Didattici Personalizzati prestampati, misure compensative e dispensative date a caso e insegnanti che ti dicono “Ho altri tre dislessici nella mia classe, so benissimo come si fa…”?

  • Che poi Salvatore, parliamoci chiaro, sei anche un po’ para…****…gnosta, perché fai tanto parlare in classe di dislessici geniali e straordinari, ma quando ti ritrovi faccia a faccia con quel pover uomo del papà di Ishaan, lo rimproveri perché – cito dal film – :

“La massima aspirazione per voi genitori è avere dei figli vincenti: dottore, ingegnere, manager, scienziato… altrimenti non vi accontentate, li volete sempre al massimo. Un ruolo minore non lo potete accettare, vero?”

E allora, fammi capire Salvatore.

Perché così sono capaci tutti.

Prima ti dico che sei come Leonardo da Vinci e Albert Einstein e poi, di fronte alle difficoltà, metto le mani avanti perché so già che il mondo, competitivo com’è (anche qui parole di Salvatore, non mie) non avrà spazio per te, e quindi è meglio se già ti abitui all’idea di avere “un ruolo minore”.

E NO!

COL CAVOLO!

Perché questa è esattamente la stessa cosa che fanno certi genitori e insegnanti: partono pieni di buone intenzioni e poi cominciano a sconsigliarti un liceo perche “sarebbe troppo impegnativo”, “meglio una scuola pratica perché sei portato per la manualità”, “ facciamo un istituto professionale perché così impari subito un lavoro”… e di fronte alle prime difficoltà, tutti a dire “ sei sicuro di aver scelto la scuola giusta?” “Non sarebbe meglio puntare a qualcosa di un po’ più semplice”…

E NO!

COL SECONDO CAVOLO!

Te lo dico da donna del sud come te, Salvatore: sono 15 anni che combatto contro atteggiamenti del genere: pregiudizi, stereotipi e falsi buonismi.

E’ ora di smetterla!

Un dislessico E’ QUELLO CHE E’: non è da sminuire né da compatire, né da proteggere ad ogni costo.

E’ prima di tutto un ragazzo, con i suoi limiti e i suoi punti di forza. La dislessia è solo un aspetto del suo mondo, ed è cercando di conoscerlo che puoi capire davvero chi è e cosa gli succede, e soprattutto cosa desidera e cosa si sente pronto ad affrontare.

E te lo ribadisco con forza: tuo figlio non lo puoi aiutare o sostenere con le storie strappalacrime, non bastano!

Vuoi essere davvero d’aiuto? Devi metterti in testa di impegnarti e di andare anche contro un mondo che continua a negare l’esistenza della dislessia o almeno nega che serva fare cose diverse. I genitori del nostro percorso W LA DISLESSIA™ A CASA TUA! questa cosa l’hanno capita alla perfezione e ogni giorno si impegnano per migliorare prima di tutto se stessi.

Se vuoi conoscerli e far parte di questo percorso ti basta cliccare qui: www.wladislessia.com/acasatua

“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia.” – Daniel Pennac

Alla prossima

Paola

 

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