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Molte volte io o Paola o Valentina ti abbiamo descritto delle situazioni che capitano, legate al mondo della scuola e delle difficoltà di apprendimento.

Ho intervistato Giorgia (“pura razza zoppa” se te lo fossi dimenticato: https://www.wladislessia.com/intervista-a-giorgia-vi-racconto-la-mia-scuola/), spesso ti capita vedere Cecilia (l’inventrice della “specie dislessica”: https://www.wladislessia.com/cecilia-e-la-dislessia/) e come avrai notato cerco di dare risalto a storie SPECIALI di persone normali.

Che poi a dirla tutta sono anche stufo di questo Einstein che era dislessico e di Walt Disney che era dislessico. Ca**o tutti geni all’improvviso? Ma ci sarà anche qualche ragazzo dislessico normale, che decide di affrontare la scuola facendo fatica, ma mettendocela tutta?

Ecco perché molto spesso i protagonisti delle nostre storie, qui come nel libro W LA DISLESSIA!, sono persone con cui abbiamo avuto, o abbiamo ancora, la fortuna di lavorare.

E dai ragazzi ogni giorno impariamo tanto!

Impariamo dalle loro storie.

Impariamo dalla loro fragilità.

Impariamo dal loro modo di vedere il mondo.

Impariamo dalle loro famiglie.

Di sicuro siamo ben lontani dal BURNOUT (https://www.wladislessia.com/insegnanti-e-burn-out-la-verita-e-che-hai-sbagliato-lavoro/), perché ci piace crescere assieme a loro e alle loro famiglie. E’ OVVIO che il nostro ruolo è quello di aiutarli nel loro percorso, è OVVIO che noi abbiamo le competenze tecniche, ma è altrettanto OVVIO che una persona si fa guidare più facilmente se si sente compresa per come è.

Così oggi ho deciso di parlarti di Marco e sua mamma Paola e del loro rapporto particolare con la scuola.

Sono molto legato alla loro storia, perché quando li ho conosciuti erano un po’ diversi da come li vedo ora. E pensa che, quando Marco ha cominciato a raccontarmi la sua esperienza delle medie, ero incredulo perché mai mi sarei aspettato che decidesse di “vuotare il sacco”. Perché? Perché Marco è timido, riservato (ORA) ed era ermetico (AL TEMPO) e quindi so che per lui è stato importante e faticoso.

Il racconto, come ti dicevo, parte dalle medie quando “2-3 professori l’avevano con me senza motivo inizialmente”. E, come spesso accade, un ragazzo che viene messo nell’occhio del ciclone prima o poi dà ragione a chi pensa male di lui. “Controllavano i compiti solo a me e facevano solo a me le domande. Questo generava tensione e note. Non andavo volentieri a scuola. Al tempo mia mamma dava loro ragione e non ascoltava le mie opinioni. Quindi la tensione era doppia: non si fidavano di me né a scuola, né a casa.

Mai capitato a casa tua di non fidarti più di tuo figlio? Credo che a volte ti sia capitato ed è naturale. Ma spero che, leggendo le sue parole tu capisca perché nasce così tanta tensione nei ragazzi.

A forza di prendere parole, ho iniziato a dire bugie.” Anche qui nota come, per paura di essere sgridato anche a casa, Marco ha deciso di raccontare balle! Ed erano balle grosse eh, non diceva 6 ed era 5, ma diceva 8 ed era 4 e perché? Per non essere sgridato!

Non una strategia particolarmente intelligente! Ma in quel momento era l’unica arma a sua disposizione!

Tuo figlio sentirebbe il bisogno di raccontarti balle se sapesse che non ti arrabbi furentemente? Ma certo che no!

Questo vuol dire che se stai calmo e tranquillo non ti racconterà mai più bugie? Anche qui certo che no, ma di sicuro non sarebbero l’unica strategia per potersi DIFENDERE!

In tutto questo andavo anche male a scuola in generale. Per fortuna avevo amici con cui mi divertivo. Il mio interesse era molto basso. E in seconda e terza la situazione è peggiorata ancora…” Normale direi io, viste le premesse!

Visti i voti mi hanno suggerito caldamente di andare a fare un CFP (centro di formazione professionale), ma io non li ho ascoltati e ho scelto un istituto tecnico perché credevo di avere le capacità per farcela e poi volevo anche dimostrare a loro che sbagliavano.

Qui immagino tu sia lì a sperare nel lieto fine immediato e invece NO!

Marco è stato bocciato in prima superiore, Marco raccontava ancora tante bugie in prima superiore, Marco veniva trattato male a scuola (era immaturo diceva il suo prof di Italiano e ci credo: a 14 anni cosa dovrebbe essere un ragazzo?).

Dai Ale e il lieto fine? Non c’è ancora! Marco ha ripetuto la prima ed è stato promosso, è stato bocciato nuovamente in seconda (dove lo stesso prof di Italiano diceva che non poteva andare in terza perché era troppo minuto, l’ha detto anche in mia presenza, non sono fantasie del ragazzo!). Ha cambiato scuola a metà anno, ma era troppo tardi per salvarsi.

E tu come ti sentiresti all’idea di avere un figlio bocciato due volte?

Io so come si sentiva sua mamma, ma è in questi momenti in cui il loro rapporto è sbocciato.

Un giorno Valentina mi ha detto “Devo farti parlare con una mamma che urla ogni giorno a suo figlio, che va ai visitoni terrorizzata!” e io già mi chiedevo con che Iena avrei avuto a che fare.

Così con tutti i dubbi del caso ho visto questa mamma e con il mio consueto tatto le ho detto:

Allora hai deciso di farti odiare da tuo figlio e di farlo scappare?

Ora non so se si sia spaventata o cosa, ma ha iniziato a lavorare duro anche lei e i risultati sono arrivati.

Marco è stato subito promosso? No! Dopo che abbiamo iniziato a lavorare assieme io e Paola, Marco è stato bocciato! E allora cosa è cambiato?

Sono cambiate le azioni.

Sono cambiati i comportamenti.

Sono cambiate le reazioni.

HA INIZIATO A VEDERE SUO FIGLIO, NON I VOTI E BASTA!

Eh ma Paola sei fortunata perché hai chi ti aiuta!Fortunata un ca**o! Si impegna ogni giorno per modificare alcuni suoi comportamenti. Legge. Studia. Applica dei concetti semplici, ma che hanno bisogno di continuità. Si fida di se stessa e magicamente anche suo figlio si fida di più di se stesso. Ma va!

Qual è stata la prima cosa che ha cambiato? Ha smesso SUBITO di urlare!

Qual è stata la seconda cosa che ha fatto? E’ andata ai visitoni sapendo già i voti, perché prima ne ha iniziato a parlare con suo figlio. E cosa è successo? Era più tranquilla, andava con un quaderno e prendeva appunti con tutti gli insegnanti, chiedendo di cosa avrebbe avuto bisogno suo figlio.

Scrivere in questo caso aiuta e sai perché? Perché è un modo per usare la razionalità e non l’emotività.

Qual è stata la terza cosa che ha fatto? Ha iniziato a pensare a se stessa. Ha cominciato a leggere libri per se stessa. E’ andata a fare corsi e ha cambiato delle abitudini.

Il risultato visto da Marco è stato. “Quando ho modificato il rapporto con la famiglia, ho cambiato il mio rapporto con scuola.

Il rapporto con la mamma è diventato bello! E aggiungo che questa cosa succederebbe anche in classe: con alcuni insegnanti c’è un bell’ambiente, tutto è più piacevole e sembra più facile.

Poi ha proseguito il suo racconto dicendo: “Mia mamma ha provato a fidarsi di me. Siamo tutti più tranquilli e tutto è andato meglio, anche se i risultati non sono arrivati subito.

Il momento in cui la mamma è stata più brava è stato quando sono stato bocciato:

quando le cose non vanno bene è il momento più difficile in cui bisogna tener duro. Mi ha ascoltato e questo mi ha dato più fiducia e mi ha portato a parlare con tranquillità della scuola.

Ora, Marco non sarà totalmente dedicato alla scuola. Non gli piace studiare, ma questo non significa che non metta impegno per riuscire. Per fortuna, però, ama anche uscire con gli amici, fare sport, socializzare, tutte cose che contribuiscono a migliorare l’esistenza di una persona.

E ha avuto il coraggio di tornare nella sua vecchia scuola a parlare ai ragazzi della sua esperienza alle superiori.

Ma soprattutto, e questa è la cosa più importante, ha deciso di non avere più paura di dire quello che pensa. Serve che ti dica da chi ha imparato?

Vuoi vivere anche tu un’esperienza del genere? Corri a vedere questi video gratuiti in cui spiego che errori evitare se hai un figlio dislessico. Clicca qui per vederli: I 7 ERRORI DA EVITARE SE HAI UN FIGLIO DISLESSICO!

Un figlio ha bisogno più di un buon ascolto che di una buona parola.” – Anonimo

A presto!

Alessandro

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