Ho letto articoli, decreti e post.
Ho visto video, dirette e interviste televisive.
Mi rendo conto che non sia facile trovare soluzioni per la nostra scuola e che non sia facile trovare il modo perfetto per rimettere i ragazzi in classe in sicurezza, ma facciamo un passo indietro.
La nostra scuola è “malata” da moltissimi anni e si continua a curare con palliativi o medicine che curano i sintomi.
Ma non appena passa la burrasca il nostro malato è sempre malato, perché non si va mai a curare in profondità le cause del suo stato precario di salute.
Questo virus, questo periodo tragicamente impegnativo ha portato alla luce alcuni problemi che sono stati trattati come la polvere quando non si ha voglia di pulire: spazzata sotto il tappeto.
Problemi che c’erano prima, ma non vivendo in emergenza, erano completamente sottovalutati.
Un po’ come avere il fiatone e la tosse costantemente. Li riesci a gestire, fino a che non ti viene un collasso, magari fai delle visite e ti accorgi che hai dei problemi cardiaci.
A quel punto ti inizi a prendere cura di te, se vuoi vivere.
Ma con la scuola questo non viene fatto, nemmeno questa volta.
E quali sono i fattori di rischio, che c’erano prima e sono ancora più grandi ora:
- classi troppo numerose (le famigerate classi pollaio)
- edifici spesso non adeguati (fatiscenti quando va malissimo, vecchi quando va un po’ meglio)
- strutture antiquate (vedi il fatto che i banchi sono spesso doppi e non si può creare distanziamento)
- personale scolastico “anziano” e in ogni caso di numero ridotto
- pochi insegnanti (soprattutto se vogliamo aumentare le classi) e poca attenzione alla loro formazione
Questi fattori c’erano anche prima ed ora sono esplosi perché il virus è stato un enorme detonatore ed ha trovato molto combustibile per portare alla luce quelle carenze.
A questo punto ci sono due scelte:
- Decidiamo di investire DAVVERO nell’istruzione
- Mettiamo l’ennesimo cerotto per tenere in piedi i muri
La scelta numero uno prevede investimenti onerosi, ma risolverebbe il problema.
La scelta numero due prevede minori investimenti su base annuale, ma costanti perché non risolvono e soprattutto spostano il problema più avanti.
Vi lascio un po’ di dati:
“Nel 2017, l’Italia ha investito nell’istruzione pubblica il 7,9 per cento della sua spesa pubblica totale: Stato membro Ue ultimo in graduatoria.
Le percentuali di Germania, Regno Unito e Francia erano state rispettivamente del 9,3 per cento, 11,3 per cento e 9,6 per cento. Prima della crisi, nel 2009, il 9 per cento della spesa pubblica italiana era andato in istruzione: l’1,1 per cento in più rispetto al 2017.”
Fonte: https://www.agi.it/fact-checking/spesa_istruzione_italia_ultima_europa-6801447/news/2019-12-28/
Ma attenzione, lo stralcio che ho postato è solo una parte del problema. Il problema reale è che da molti anni l’Italia investe via via sempre meno nella scuola.
Uscendo dall’Europa “Anche nella classifica degli Stati con le economie più avanzate al mondo, l’Italia è ultima per spesa in istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale.”
Quindi il problema è un problema di investimenti e di benessere degli studenti a scuola, ma ne parlavo qualche anno fa in questo articolo: https://www.wladislessia.com/finalmente-la-scuola-italiana-ai-primi-posti-in-europa/
In quell’articolo di Aprile 2016 ho citato gli investimenti che venivano fatti nel 2014 per l’istruzione in Italia e… Eravamo ultimi in area UE! Dopo 3 anni eravamo ancora ultimi, serve aggiungere altro?
Quindi, invece di nasconderci dietro al virus, dobbiamo cominciare a dire seriamente che il problema di investimenti mancanti nelle scuole è evidente da decenni.
Ora credo sia chiaro il perché in Germania gli studenti sono tornati in classe, anche in piena pandemia. Semplicemente quelle strutture sono migliori delle nostre ed hanno permesso di mettere in sicurezza i ragazzi ed i docenti e tutto il personale scolastico (assieme ovviamente alle famiglie).
Ah prima che qualche buontempone inizi con “eh ma hai visto che sono ripartiti i focolai in Bassa Sassonia”, ricordo a tutti che i focolai sono partiti a causa di due feste private (immediatamente vietate per tutto il land) e le scuole sono state chiuse per precauzione. Nessuno si è contagiato all’interno delle strutture scolastiche.
So bene che non si può attuare tutto quello che viene messo in pratica in velocità in altri paesi d’Europa, ma se non mettiamo in movimento delle opere di ristrutturazione e di rivalutazione di tutti gli edifici scolastici ci ritroveremo ogni volta punto e a capo.
Possiamo permetterci di tenere i ragazzi lontani dall’istruzione per altri mesi? La risposta è NO!
Ma se non agiamo, il rischio concreto esiste e non è il virus, ma la mala gestione di quello che dovrebbe essere il tesoro del nostro futuro: l’istruzione dei ragazzi.
Se non si comprende che vanno fatti cospicui investimenti in questo ambito non ne salteremo mai e poi mai fuori.
Basterà un temporale molto forte per aprire crepe (per non parlare dei terremoti che hanno messo in ginocchio intere città, figuriamoci gli edifici scolastici).
Mio nonno mi diceva sempre “xe impossibie indrissare un muro storto. Te poi provarghe in tutti i modi, ma el sarà sempre un peo storto. Meio butarlo xò e tirarghene su uno novo” (traduco per i non veneti: è impossibile raddrizzare un muro storto. Puoi provarci in tutti modi, ma sarà sempre un po’ storto. Meglio buttarlo giù e tirarne su uno nuovo).
Il punto è proprio questo: se io ogni anno butto 10€ per sistemare un muro, in 10 anni ne avrò spesi 100 ed il muro sarà sempre lì e sempre messo peggio. Se ne metto 100 subito e lo rifaccio, avrò un muro nuovo e più sicuro. (ovviamente gli euro sono di più, ho usato questi numeri per semplicità di calcolo).
Allora il virus doveva aprire una seria opportunità: mettere finalmente mano ad una riforma scolastica che pensi a rivoluzionare completamente la scuola da zero!
E invece si sta scegliendo come sempre il piano 2: mettiamo cerotti e incrociamo le dita.
Ma così il problema delle classi pollaio non lo risolvi.
Se i bambini si mettono le mascherine non diventano classi da 15/20, rimangono da 30 e quando le mascherine spariranno (perché spariranno prima o poi) le classi saranno sempre da 30!
Ovvero: problema spostato in avanti e zero programmazione, ancora una volta.
Per eliminarle servono ovviamente spazi nuovi, insegnanti in più, personale in più. Ma non servono da oggi, servono da decenni ormai! E invece tagli su tagli su tagli di spesa dedicata alla scuola.
Capisci che non è il virus, ma come viene affrontato e come non può essere affrontato da noi senza investimenti seri?
Per fortuna, mentre sto scrivendo questo articolo, hanno rimosso l’idea di plexiglas e mascherine trasparenti di plastica, che sarebbero state l’ennesima spesa momentanea.
Non è qualcosa che risolveremo domani, ma bisognerebbe iniziare ad avere più progettualità e meno decisioni dettate da urgenza, visto che la scuola è chiusa da 3 mesi. In 6 mesi (il tempo che va da Marzo a Settembre) almeno iniziare a vedere la presentazione di progetti poteva essere sensato.
Ci sono state donazioni di milioni di euro per l’emergenza sanitaria, cosa che ho apprezzato tantissimo. Possibile che non si possa fare lo stesso per la scuola? È solo un’idea eh.
Il punto è che bisognerebbe almeno partire con il fare i progetti. E ti assicuro che con un progetto, anche se ci metteremo qualche anno, accetto di buon grado alcune limitazioni imposte ai ragazzi.
Ma se tutto rimane uguale, devi per forza mettere delle limitazioni e poi non cambierà nulla, allora mi spiegate perché dovremmo accettarlo di buon grado?
Si tratta di avere coraggio di investire. Nel futuro dei nostri ragazzi, nella scuola, in una generazione che lo merita.
E non possono essere sempre i genitori che privatamente lo fanno, serve anche altro!
Altrimenti diventerà una spesa e ci ritroveremo alla prossima burrasca a dire le stesse cose.
E lo stesso concetto lo possiamo applicare ad altri ambiti, ma io di educazione ed apprendimento mi occupo e di questo parlo con cognizione di causa.
Dobbiamo smettere di curare solo il sintomo con la medicina, ma dobbiamo trovare la causa per poi vivere davvero in salute. Il paziente scuola è in terapia intensiva, facciamolo uscire vivo e nuovo. Curiamolo e prendiamoci cura del luogo e delle persone a cui affidiamo i nostri figli.
E abbiamo il dovere di pretendere che questo accada.
Noi siamo in prima linea, dalla parte dei ragazzi, delle famiglie e anche degli insegnanti che meritano qualcosa di meglio delle briciole a cui sono costretti da anni.
“La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario” – Albert Einstein
A presto!
Alessandro